Le dichiarazioni di Tremonti in merito al posto fisso e la fiducia confermata da Berlusconi al Ministro rappresentano un fatto rilevante nel dibattito politico nazionale. La mobilità (leggasi precarietà) non è di per sé un valore? Il posto fisso è la base su cui costruire la famiglia? La stabilità del lavoro è alla base della stabilità sociale?
Le argomentazioni di Tremonti appaiono scontate alle forze come Rifondazione Comunista che vanno dicendo da anni che la destrutturazione e la dequalificazione del lavoro perpetrate attraverso la progressiva eliminazione del contratto a tempo indeterminato sono piaghe per i lavoratori e le famiglie e di riflesso per tutto il sistema Paese. Cosi come sono scontate le reazioni indispettite della Marcegaglia e Confindustria: è evidente che chi ha visto crescere i profitti a danno della dignità, della libertà e degli stipendi dei lavoratori dipendenti non condivida le ultime esternazioni di Tremonti.
In dieci anni, dal protocollo del ’93 alla legge 30 del 2003 passando per il pacchetto Treu, le tipologie di contratti “flessibili” sono decuplicate arrivando ad interessare la vita di quasi otto milioni di lavoratori, con conseguenze pesantissime sulla capacità di costruire un progetto di vita ma non solo. È evidente, infatti, come la precarietà assurta a modello tipico di contratto di lavoro abbia spalancato le porte ad incursioni sempre più feroci sul piano delle tutele e dei diritti dei lavoratori, un vero e proprio circolo vizioso nel quale più il lavoratore è debole sul mercato del lavoro più ha visto abbassarsi garanzie e tutele e viceversa.
Che Tremonti non sia nuovo a simili boutade lo sappiamo. Le politiche del governo Berlusconi poste in essere per arginare la crisi palesano al meglio l’ossimoro tra il dire e il fare delle destre populiste che conosciamo bene. È fresca la vicenda del contratto dei metalmeccanici che ha visto marginalizzare la Fiom dalle trattative. A chi produce la ricchezza in Italia, i lavoratori del comparto metalmeccanico, oggi è stata tolta anche quella minima certezza che i livelli salariali non arretreranno rispetto alle contrattazioni precedenti. Questo però non sminuisce, preme ribadirlo, la enorme rilevanza delle dichiarazioni di Tremonti.
Le forze che hanno individuato nella lotta alla precarietà la priorità del proprio agire politico non possono lasciarsi sfuggire una simile congiuntura, sarebbe un errore imperdonabile. È probabile che la mossa di Tremonti sia solo ed esclusivamente mera tattica per risollevare l’esecutivo dalle ultime batoste politico – mediatiche che hanno toccato l’apice con la bocciatura della improcessabilità del premier da parte della Corte Costituzionale. Non possiamo però perdere un treno cosi importante, ed è per questo che riteniamo necessario che la Federazione della sinistra di Alternativa organizzi un referendum nazionale per l’abrogazione della Legge 30. Una iniziativa che deve andare di pari passo con la lotta per l’introduzione del reddito sociale nel nostro Paese.
Lotta alla precarietà e introduzione del reddito sociale debbono essere le parole d’ordine della Federazione della Sinistra di Alternativa, iniziative politiche che consentano alla sinistra di riconquistare l’utilità sociale che ne ha sempre contraddistinto la storia in difesa dei lavoratori e delle classi sociali più deboli, oltre a ridare un senso al dettato costituzionale che vuole l’Italia una repubblica fondata sul lavoro e sul rispetto della dignità della persona umana. Scusate se è poco!
Recent comments
12 years 6 days ago
12 years 6 days ago
12 years 6 days ago
12 years 1 settimana ago
12 years 1 settimana ago
12 years 1 settimana ago
12 years 1 settimana ago
12 years 1 settimana ago
12 years 1 settimana ago
12 years 1 settimana ago