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di Nicola Bossi Mario Spezi, giornalista fiorentino e maggiore esperto del Mostro di Firenze, torna a parlare, con tanto di documenti ufficiali sulla morte del dottore Francesco Narducci che per il Pm Giuliano Mignini e il Super Poliziotto, Michele Giuttari, è da inserire nell'inchiesta Mostro di Firenze. Il medico Narducci venne trovato morto al Lago Trasimeno nell'ottobre del 1985. Per il Pm Mignini tra l'8 e il 13 ottobre venne uno scambio di cadaveri per nascondere un omicidio legato agli omicidi del Mostro. Questo in breve. Chi non ha mai creduto a questa ricostruzione e ai legami fiorentini è stato il giornalista Mario Spezi che fu accusato da Pm Mignini di depistaggio delle indagini e fu addirittura sospetato di essere uno dei mandanti dell'omicidio di Narducci. Ipotesi decaduta con la richiesta di archiviazione dell'indagine sui mandanti. Ora, dal suo sito internet, Mario Spezi spiega perchè Narducci è morto accidentalmente al Lago Trasimeno proprio prendendo spunto dal fascicolo di inchiesta in mano agli inquirenti. Scrive Spezi: "Un testimone vide senza dubbi Francesco Narducci sentirsi male sulla sua barca e sparire in acqua. Di più, tentò anche di salvarlo, ma inutilmente. Ben nascosta tra le migliaia e migliaia di carte che costituiscono l’ inchiesta del pm Giuliano Mignini su quello che egli ritiene l’ omicidio del dottor Narducci, spunta, solo grazie all’ avvocato Gabriele Zanobini, già difensore del farmacista Francesco Calamandrei, per il quale ottenne l’ assoluzione più ampia, la testimonianza sicura del pescatore Luigi Dolciami". Spezi si riferisce alla testimonianza del pescatore - che nel 1985 aveva già 65 anni - che a suo dire risalirebbe al 4 settembre 2005. A domanda del magistrato se avesse visto Narducci in quei giorni della scomparsa, secondo Spezi, i verbali del pescatore reciterebbero così: "Tutte le sere più - spiega Luigi Dolciami - o meno verso le tre del giorno partivo a mettere le reti. Quella sera sono partito intorno alle tre, sono andato verso Isola Polvese, dopo un poco avanti all’ isola, al porto di Isola ho visto che dietro a me arrivava una barchina, uno scafetto, uno scafetto medio insomma con i sedili, dei sedili dietro e la pilotina, insomma tutto questo popò. Quando è stato diciamo a cento metri da me, dietro a me ha deviato verso Sant’ Arcangelo e si è spostato da me di cinquecento metri, metro più metro meno, non è che ho misurato questi particolari. Allora io continuando a mettere le reti per andare verso Panicarola ogni tanto mi dovevo girare verso Sant’ Arcangelo perché c’ erano le filate dei pali dei tofi e per non andare addosso con le mie reti su questi pali ogni tanto mi rigiravo verso Sant’ Arcangelo. A un certo punto mi accorgo che questo che era sulla barca… perché ecco quando si è fermato si è messo seduto sul sedile dietro della barca, si è messo seduto lì e io ogni tanto mi rigiravo per vedere… per non andare sopra i tofi a un certo punto non so stabilire quanti minuti dopo mi accorgo che sulla barca non c’ era più nessuno, non c’ era più quest’ individuo. Io questo individuo che poi dopo ho saputo chi era non lo conoscevo, non l’ avevo mai visto da vicino, insomma non lo conoscevo ecco. Sapevo… ho saputo chi era e tutto quanto però io non lo conoscevo". Condividi