Franco Calistri
Socialismo 2000 Umbria
Lettera aperta alle compagne ed i compagni di Sinistra Democratica. Mentre si avvia in Umbria il processo di costruzione della Federazione della Sinistra di Alternativa, incontriamoci per lavorare insieme ad un comune progetto di (ri)costruzione della Sinistra, per concretamente individuare terreni comuni di mobilitazione e campagne sociali, per impedire che un patrimonio di idee e di tradizione del socialismo non vada disperso.
Anche in Umbria, superate le ultime resistenze, prende avvio il processo di costruzione della Federazione della Sinistra di Alternativa, cui il movimento di Socialismo 2000 partecipa fin dalle prime battute. La natura e caratteristiche del processo credo siano ormai chiare: dar vita, partendo da una forma federalistica, dove a nessuno è chiesto di sciogliersi o di rinunciare alla propria identità, una soggettività politica in grado di ricostruire in questo paese una sinistra autonoma, forte, autorevole, radicata socialmente.
Ma anche una Federazione, che non sia pura sommatoria di soggetti diversi, ma sia vero soggetto politico che operi e prenda decisioni in maniera unitaria, stia in campo e faccia, come fatto unitario, sentire la sua presenza. Il modello, se di modello si può parlare, cui ci si ispira è quello della Linke tedesca, luogo di incontro di sensibilità ed esperienze politiche tra di loro assai diverse e che ha richiesto un lungo e paziente lavoro di costruzione dal basso, di rapporti sociali veri, di collegamenti con le forze del lavoro, della cultura, del mondo della scuola, e così via e non una semplice sommatoria di gruppi dirigenti e comitati centrali.
Da qui la scelta del modello Federazione per evitare equivoci o inutili accelerazioni del tipo “nuovo partito subito”, anche perché, in assenza di quel lavoro di costruzione dal basso, in queste condizioni il nuovo partito si tradurrebbe inevitabilmente in quella sommatoria di gruppi dirigenti che tutti, almeno a parole, dicono di voler rifuggire.
D'altro canto non è proprio quest'ansia di creare un nuovo soggetto subito che sta facendo progressivamente naufragare il progetto di Sinistra e Libertà che, per usare l'espressione di un dirigente nazionale di Sinistra Democratica, Giorgio Mele, rischia di trasformarsi in un contenitore di micro scissioni: dai DS/PD, da Rifondazione, dai Comunisti Italiani, ed ora dai Verdi, con i Socialisti tutt'altro che intenzionati a dar vita ad una formazione politica comune (a meno che non siano loro ad esserne il
deus ex machina).
Una formazione ed un progetto politico con un tale
pedigree che attrattiva potrebbe avere? E mi fermo qui.
Sono tra coloro, forse assai pochi, che non hanno rinnegato l'esperienza, tragica, dell'Arcobaleno, con la quale, all'interno di quadro generale pesantemente condizionato da errori, furberie e quant'altro, un seme di un processo di costruzione di unità dal basso si era gettato. Poi con i congressi di luglio tutto è stato frettolosamente, troppo frettolosamente archiviato, senza per altro indagare a fondo sulle ragioni profonde della crisi.
I risultati di questa frettolosità li abbiamo misurati alle elezioni Europee, dove il 6% ottenuto dalle due liste non può essere considerato un risultato soddisfacente, in quanto continua a collocare la sinistra in un'area di sostanziale marginalità e quindi d incapacità ad incidere sulle dinamiche reali del paese. E quando per due volte di seguito entra nell'immaginario collettivo, nel sentire generale la percezione che
“tanto sei inutile a risolvere i problemi perché non conti niente”, il rischio di ridursi a pura presenza testimoniale è assai forte.
Se le cose stanno in questo modo, se le modalità di riferimento sono assai simili (tutti abbiamo gioito all'affermazione della Linke affermando che quello era il modello da seguire) perché non aprire, qui in Umbria, un tavolo di confronto, per verificare, nel concreto, su quali campagne di mobilitazione e di lotta possiamo unitariamente impegnarci, ed unitariamente presentarci agli umbri. Solo in questo modo sarà possibile dare vita nuova a quel patrimonio di idee e tradizioni socialiste che sono nel nostro DNA e alle quali non abbiamo rinunciato, e che ci hanno portato a giudicare impercorribile la proposta del Partito Democratico.
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