PERUGIA - In Umbria, i cinghiali abbattuti potranno essere portati in appositi centri di raccolta in attesa di inviare le carcasse a un centro di lavorazione per i controlli sanitari previsti dai regolamenti comunitari. “Tale importantissima innovazione – sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente e alla Caccia Bottini - consentirà di valorizzare un patrimonio che può andare a favore sia del mondo agricolo che di quello venatorio, evitando, allo stesso tempo, di attivare percorsi commerciali che possono sfuggire anche al controllo sanitario”.
L’adozione di questa procedura “consentirà alle Province e agli Enti di gestione dei Parchi regionali – prosegue Bottini - di vendere i cinghiali abbattuti durante il prelievo selettivo e destinare gli introiti per il risarcimento dei danni e per la loro prevenzione”.
Il Piano di completamento dei prelievi autorizzato dalla Regione e i prelievi selettivi disposti dalle Province sulla base di piani triennali di contenimento delle popolazioni e quelli previsti dal calendario venatorio “consentiranno – ricorda l’assessore regionale - di prelevare nel 2009 circa 2500 capi nel territorio provinciale di Perugia e circa 1000 capi in quella di Terni, mentre il prelievo durante la stagione venatoria si aggira mediamente intorno a 10mila capi nella provincia di Perugia e circa 5mila in quella di Terni”.
La commercializzazione delle carni di cinghiali, abbattuti sia nell’ambito di attività venatoria che nel corso di prelievi selettivi, rientra nelle norme previste dal Regolamento comunitario n. 853 del 2004 in materia di igiene di alimenti di origine animale.
La Regione Umbria, Direzione regionale Sanità e Servizi Sociali, confermando l’obbligatorietà della ricerca di “trichinella” nelle carni di cinghiale, ha tenuto conto della difficoltà di avviare le carcasse immediatamente a un “Centro di lavorazione” riconosciuto, nel rispetto dei previsti requisiti igienico-sanitari, tra cui il raffreddamento. Il Regolamento CE 853/2004, infatti, prevede che la refrigerazione dei capi cacciati debba iniziare nel più breve periodo di tempo dall’abbattimento e raggiungere una temperatura in tutta la carne non superiore a 7°C.
Per tale motivo la Regione Umbria darà la possibilità di avviare le carcasse abbattute e prontamente eviscerate a un “centro di sosta o centro di raccolta”, ben identificato e funzionale al luogo di abbattimento. Tale centro, registrato ai sensi del Reg. CE 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari, è un punto di raccolta, anche mobile, o una “Casa di caccia”, dotato di una cella frigorifera di capacità idonea a contenere le carcasse non accatastate e di appositi contenitori per i visceri degli animali e degli altri scarti non destinati al consumo umano, da cui le carcasse dovranno poi essere avviate nel più breve tempo possibile a un Centro di lavorazione, per essere sottoposte a visita veterinaria comprensiva di ricerca della “trichinella”.
Nei centri di raccolta dovrà essere garantita la rintracciabilità delle carcasse, attraverso un registro di carico e scarico dei capi conferiti.
Sono tre gli impianti - a Gualdo Tadino, Massa Martana e Terni - che stanno mettendo a punto le strutture per essere riconosciuti come Centri di lavorazione di selvaggina, accogliendo la grande mole di cinghiali abbattuti.
“La gestione del cinghiale e la salvaguardia delle produzioni agricole – sottolinea ancora l’assessore Bottini - sono stati due temi sui quali la Regione dell’Umbria ha focalizzato l’attenzione, tenuto conto sia del grave squilibrio che la specie può determinare all’agricoltura e all’intero ecosistema naturale, sia dell’interesse da un punto di vista venatorio”.
“La recente modifica del Regolamento regionale n° 34/99 e la nuova Legge regionale sul risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica – conclude - hanno fornito idonei strumenti di gestione, i cui effetti non tarderanno a manifestarsi in quanto una corretta gestione della specie e adeguati interventi di prevenzione consentiranno di raggiungere un equilibrio dal quale tutti i portatori di interessi hanno da guadagnare, cacciatori, agricoltori e istituzioni”.
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