italia centrale.jpg
“Fare sistema”, è diventata un’espressione di tipo comune, usata ed abusata da politici, economisti, manager, e da tutti coloro che intendono usando questa espressione di nuovo conio, mutuata dalla pratica informatica, significare la necessità di costruire una aggregazione logica che mettendo in comunicazione fra loro entità contigue e simili consenta alle stesse di creare sinergie utili al loro sviluppo. Fra le entità contigue e simili possono essere compresi anche i territori con tutto quello che contengono a livello economico, sociale, culturale. Un sistema territoriale costituisce infatti una valida formula di sinergia finalizzata allo sviluppo, che favorisce le economie di scala ed elimina o attenua lo diseconomie prodotte dalle duplicazioni strutturali che derivano dalla frammentazione territoriale. In questo senso, ragionare di “Italia mediana” significa ragionare intorno alla realtà possibile di un sistema territoriale che comprenda le cosiddette regioni del “centro”, per capirci meglio quelle che fino al 1860 facevano parte dello Stato Pontificio: Umbria, Marche,Lazio, Romagna, aggregandovi anche l’ex Granducato di Toscana. La posizione dell’Abruzzo resta sub judice, cioè resta ancora incerta fra centro e sud d’Italia anche se a livello di PIL si è avvicinata notevolmente alle dimensioni delle regioni centrali tradizionalmente intese. Un’Italia che non può continuare a guardare quasi con indifferenza alla crescita del sistema territoriale nordico e a quella più recente di un blocco delle regioni del sud, ambedue sostenute da forti ragioni economiche e politiche. Un’Italia mediana che deve guardare prima di tutto a se stessa impietosamente, scoprendo tutti i lati negativi di una condizione socio-economica – culturale che derivano da un’area eccessivamente frammentata e in bilico fra stagnazione e sviluppo, con PIL in lenta crescita, con dimensioni di impresa piccole , con una diffusione caotica e in parte scollegata dalle grandi linee di comunicazione, con attività agricole legate a produzioni di eccellenza, ma con difficoltà logistiche crescenti a fronte degli standard di competitività di livello europeo. A livello sociale tali regioni presentano un insieme caratterizzato da buoni standard di benessere sostenuto da avanzati stadi di welfare e da un ruolo dinamico della normativa locale in direzione del sostegno ai singoli e alle famiglie, con una spesa sanitaria efficiente ed equilibrata e significativi investimenti verso i beni e le attività culturali. Queste regioni hanno ovviamente performance diverse ma non per questo molto lontane fra loro, capaci cioè di “fare sistema” , una possibilità legata anche alla volontà di superare palesi elementi di diseconomia costituiti dalla presenza in una area territoriale abbastanza ristretta di altrettante strutture regionali con mission economiche, sociali, culturali assolutamente simili. Considerando le spinte centrifughe provocate dall’attuazione di un federalismo che rivoluzionerà l’attuale stato dei conti pubblici sia nel merito che nel metodo l’ITALIA MEDIANA rappresenta una risposta alla contemporanea tendenza delle regioni del nord e del sud Italia a costituire aggregazioni capaci di autonomia economica, politica, amministrativa. Una risposta che serve a completare quel quadro di una Italia federale che può rispondere alle necessità di un miglior posizionamento nel contesto della evoluzione dello scenario europeo, che nelle more della attuale crisi economica e finanziaria globale può rappresentare una opportunità per rilanciare le rispettive economie regionali e i rispettivi livelli occupazionali, in un quadro unitario,capace di generare grandi progetti comuni sul piano dell’energia sostenibile e dell’ambiente ad esempio, come su quello della comunicazione e delle infrastrutture. E’ chiaro che un obiettivo come questo richiede un salto di qualità all’iniziativa politica locale che deve far crescere l’attuale interesse verso la proposta in modo trasversale, ad essa non serve un approccio da sinistra o da destra, serve una volontà realmente e lealmente espressa di dimostrare ai cittadini elettori del territorio che un nuovo modello di sviluppo è possibile nel contesto di una sinergia che può allontanare il pericolo di una cristallizazione delle rispettive economie e dei loro parametri di crescita su livelli inadeguati alle aspettative di popolazioni che vedono il concreto rischio di una recessione senza orizzonti dei rispettivi modelli economici e sociali. Verso le elezioni regionali del 2010 ITALIA MEDIANA può rappresentare per le regioni del centro Italia una vera occasione da non perdere. Condividi