"Un passo indietro" per i diritti di gay e lesbiche: è il giudizio di Navi Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, sulla bocciatura in Parlamento del testo unico sulle aggravanti per i reati dettati da omofobia.
Si tratta in realtà di una delle tappe della corsa all’indietro di cui il nostro paese sembra essere il vincitore indiscusso e non mi riferisco tanto alle lacrime di coccodrillo della maggioranza e dell’opposizione sulla bocciatura della proposta di legge a seguito dell’
approvazione della pregiudiziale di incostituzionalità presentata dall'Udc , ma ad un altro ordine del discorso.
Wendy Brown in States of Injury argomenta su come i linguaggi del riconoscimento diventino il linguaggio dell’unfreedom , e prende come esempio le contraddizioni insite nelle leggi contro la discriminazione come quella di cristallizzare attraverso la codificazione l’immagine degli offesi come “bisognosi” di protezione, cui proprio per definizione è precluso l’orizzonte della risignificazion,e e come quella di legittimare lo stato come protettore, che implica la dipendenza delle regole definite dal protettore stesso, le quali producono divisioni e gerarchie tra i soggetti del bisogno.
La proposta di cui sia è fatta portavoce la Concia ci aiuta a comprendere la pregnanza di questo tipo di argomentazione: solo per fare un esempio se il testo fosse passato sarebbe stato inserito nell’elenco delle aggravanti per i reati previste dall’articolo 61 del codice penale, ebbene il comma 11 bis, è la criminalizzazione della clandestinità che da quando è passato il pacchetto sicurezza è considerata aggravante,ebbene il testo Concia sarebbe diventato l'11 ter.
Ecco dunque la gerarchia e la divisone tra i soggetti del bisogno: “da una parte sarebbero state tutelate/i le cittadine e i cittadini italiani per il loro orientamento sessuale mentre a tutte e tutti gli altri sono riservati i controlli di polizia, e i centri di identificazione ed espulsione.
Questa situazione paradossale non si è però verificata, e le fiaccolate bipartisan con il Sindaco Alemanno che proprio oggi , smentendosi, ha dichiarato che non avrebbe mai votato quella norma, il dialogo cercato dal pd con i neofascisti di Casa Pound si sono rivelate strategie dannose più che inutili.
Il movimento lgbtq ora dovrebbe ricomporre le varie anime e fare una analisi politica del momento storico attuale, di un contesto sociale e culturale che si caratterizza per il familismo imperante, per il fondamentalismo religioso, per vecchi e nuovi fascismi che sferrano un violento attacco verso tutte quelle soggettività che si affacciano alla storia con la capacità di mettere in discussioni certi valori e determinate certezze.
Non possiamo che partire dall’qui e dall’ora, dalle nostre città che sono epicentro delle involuzioni che stiamo attraversando. Pensiamo alla proposta di legge regionale presentata dal forum delle famiglie, che si configura come uno strumento volto a cancella re i percorsi di legittimazione istituzionale delle coppie di fatto e di un welfare che deve far perno sulle esigenze delle donne e degli uomini in carne ed ossa , portatrici e portatori di percorsi di vita e bisogni diversi.
In vista delle prossime regionali , allargare la coalizione a forze come l’udc significa arrestare la tenuta democratica e laica delle nostre istituzioni e aprire le porte ad istanze e priorità politiche come quelle avanzate dal forum delle famiglie: difesa della famiglia tradizionale a discapito del libero dispiegarsi delle relazioni tra le persone. L’audizione pubblica sulla proposta familista che si terrà domani presso la sala della partecipazione della Regione è un’occasione imprescindibile per far sentire la voce di tutte quelle soggettività che ogni giorno si spendono per la difesa dell’autodeterminazione di tutte e tutti.
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