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di Anna Ferrigno ROMA - Dopo la sua ultima dichiarazione di elevare il mero giudizio di un docente di religione a vero e proprio voto in pagella, sono fioccate una serie di polemiche. I primi a commentare sono stati i sindacati. “Il ministro deve garantire la laicità della scuola, sancita dalla Costituzione”, ha dichiarato Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, che ribadisce la facoltatività dell'ora. Dello stesso avviso anche il Pd che richiama all'attenzione la sentenza emessa ad agosto scorso dal Tar del Lazio con cui vennero annullate le ordinanze ministeriali firmate dall'ex ministro Giuseppe Fioroni per ammettere a pieno titolo gli insegnanti di religione negli scrutini. La Rete Degli Studenti, che raccoglie associazioni di studenti delle scuole superiori attive in ogni città, parla di comportamenti discriminatori nei confronti degli alunni che scelgono di non seguire l'ora di religione. “È un residuo medievale che ha corrispettivi solo nei regimi teocratici” ha dichiarato Luca De Zolt portavoce della Rete. “Non è accettabile in nessun modo la sua parificazione con le altre materie, anzi va risolto il trattamento già oggi discriminatorio riservato a chi non si avvale dell'Irc e vanno potenziate le ore alternative, molto spesso inesistenti”. La giovane ministra è però pronta a procedere. Le polemiche di queste ore sembrano non averla affatto sfiorata. “Chiederò un parere al Consiglio di Stato per evitare eventuali contenziosi, ma la mia opinione rimane ferma”. Dunque il giudizio universale passerà al Consiglio di Stato. Secondo Piergiorgio Bergonzi, responsabile Scuola del Pdci ed esponente della Segreteria nazionale del partito, la “Gelmini pensi piuttosto a garantire agli studenti che scelgono di non seguire l'ora di religione cattolica gli insegnamenti facoltativi previsti e pensi alla scuola pubblica, quella prevista dalla Costituzione, che questo governo sempre più spesso calpesta”. Per ora gli unici ad essere preoccupati seriamente sono gli insegnati di una delle materie scolastiche considerata come la più secondaria che ci sia in una scuola. I professori di religione si sentono docenti di serie B in quanto pur presenti in un organico studentesco a tutti gli effetti, nella realtà dei fatti, non hanno alcun peso. Sta di fatto che la religione è una disciplina insegnata non solamente in Italia ma in tutte le scuole europee, ad eccezione della Francia, Repubblica Ceca e Slovenia. Gli approcci alla disciplina possono essere diversi e non sempre legati a una fede cattolico-cristiana. Attualmente gli insegnati di religione sul territorio sono 25.694 con una spesa a carico dello Stato di 800 milioni di euro. In un periodo di tagli si era discusso a lungo come mai la riforma della Gelmini non avesse intaccato gli orari di questi. Condividi