In questo Paese i comunisti sono stati da sempre artefici dello sviluppo non solo dello Stato sociale, dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, delle grandi conquiste che hanno sottratto dalle secche della miseria e dello sfruttamento milioni di persone, ma sono stati anche un baluardo a difesa della democrazia, della libertà, dello Stato di diritto nati dalla lotta antifascista e dalla Resistenza. E’ stato così negli anni ’50, sotto il piombo e i manganelli degli sgherri di Scelba; è stato così negli anni ’60, con le lotte contro il clerico–fascismo di Tambroni e i conati golpisti di De Lorenzo; è stato così per tutti gli anni ’70 e per parte degli anni ’80, quando le stragi di Stato e il piombo del terrorismo nero e rosso mietevano vittime e tentavano di destabilizzare la vita democratica per aprire le porte ad un regime autoritario sul modello di quello greco o cileno. Ovunque c’è stata una lotta per la democrazia, per la libertà, per la legalità, contro le mafie, contro gli apparati deviati dello Stato, contro la massoneria deviata, il PCI e il popolo comunista tutto sono stati in prima fila.
Oggi non si può non essere in prima fila contro Berlusconi e contro il suo regime, che sempre più si alimenta di arroganza, sprezzo del diritto, privilegi di stampo feudale, ingiustizie e soprusi ai danni dei più deboli. Il nostro Paese vive non solo l’impoverimento di larghe masse di lavoratori, dipendenti ed autonomi, l’attacco a diritti a caro prezzo conquistati sui luoghi di lavoro, la retrocessione della scuola da luogo di formazione e costruzione dei saperi a “ fabbrica del consenso “, direbbe Chomsky, in tutto e per tutto simile ad un allevamento di polli da batteria, capaci solo di applicare nozioni tecniche in base alla triade “ impresa, inglese, internet “.
No, il nostro Paese vive una vera e propria emergenza democratica, che ci deve chiamare, uniti e compatti, senza il balbettio del gruppo egemone del PD e dell’evanescente opposizione di centro, a difendere i valori di libertà conquistati e sanciti dalle generazioni passate: davanti ad un premier che, con ancora in tasc ala Tessera 1816 della Loggia massonica P2, sponsorizza un provvedimento ( il Lodo Alfano ) che riporta indietro la civiltà giuridica di secoli, disprezza il Parlamento, calpesta sistematicamente la Costituzione antifascista e repubblicana, vara leggi ad personam, irride o ingiuria con alterna tracotanza chiunque si oppone alle sue scelte e ai suoi desideri – ordini, non servono solo parole, pur importanti per cominciare qualsiasi ragionamento. Occorre anche e soprattutto la mobilitazione, una mobilitazione ampia ed unitaria di tutte le forze democratiche, antifasciste, di sinistra, una mobilitazione condotta sotto la parola d’ordine della difesa della democrazia e della Carta costituzionale.
Oggi plaudiamo alla decisione della Corte costituzionale che, interpretando al meglio il suo ruolo a difesa della democrazia e della legalità, ha bocciato il Lodo Alfano, un provvedimento che riportava le lancette dell’orologio ai tempi del sovrano legibus solutus, sottratto ad ogni controllo, non sottoponibile ad indagini ed inchieste.
Come democratici ci rallegriamo per lo stop dato a questa oscenità giuridica, in puro stile piduista, e torniamo a gridare a tutta forza che DAVANTI ALLA LEGGE
SIAMO TUTTI UGUALI E CHE NESSUNO PUO’ RITENERSI AL DI SOPRA DELLA LEGGE STESSA. Siamo andati davanti a tutte le Prefetture d’Italia a plaudire alle decisioni della Corte costituzionale e a chiedere, con forza, le dimissioni di un premier inetto, antidemocratico, capace solo di pensare alla sistemazione dei propri interessi personali.
Accanto a questo, però, come comunisti, come democratici e antifascisti, figli di Gramsci, di Togliatti, di Nenni, ma anche di Parri e Calamandrei, pretendiamo che chi appena un anno fa ci ha schiacciati con la follia del voto utile (il PD, per chi non l’avesse capito) oggi, almeno, renda quel voto dal quale è stato abusivamente beneficiato realmente utile, unendosi a noi in una battaglia per le dimissioni immediate di Berlusconi, contro le leggi ad personam e contro i bavagli alle voci libere e critiche.
Eviti, quel Partito, se vuole ancora chiamarsi democratico, che le sue più alte cariche e i suoi esponenti più in vista si comportino come i leggendari pesci in barile, facendo addirittura mancare i voti contrari (come è successo qualche giorno fa) a un provvedimento fiscale che fa rientrare nel Paese i capitali sporchi di mafiosi, bancarottieri e pescecani. E’ chiedere troppo questo?
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