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di Anna Maria Bruni Oltre 250mila metalmeccanici hanno riempito oggi le piazze italiane, da nord a sud, insieme agli studenti, ai precari della scuola e alle altre categorie della Cgil. Solo a Roma sono in 40mila, venuti dall’Abruzzo, regione già devastata dal terremoto e ora alle prese con i conti della crisi, insieme alle Marche, all’Umbria e alla Sardegna. Una manifestazione piena di energia, colorata e vivace, riempita di canti e di slogan. Insieme alle tute blu sfilano i lavoratori della Funzione Pubblica, impiegati, dogane, vigili del fuoco, sanità, e poi gli edili, i tessili, i lavoratori dei trasporti, i pensionati. Tanti i precari della scuola e gli studenti della Rete degli studenti medi e dell’Uds, in gran numero oggi anche in tantissime altre città. L’appuntamento è a piazzale Flaminio alle 9,30, ma la piazza a quell’ora è già piena e ancora si aspetta l’arrivo dei lavoratori abruzzesi e marchigiani. Almeno 1500 sono i lavoratori delle tute blu arrivati da tutta l’Umbria. Solo alla Thyssen di Terni, l’adesione è al 70%. “E nonostante i dati siano molto preoccupanti”, fa sapere il segretario regionale Gianfranco Fattorini. “La crisi coinvolge almeno 6mila lavoratori, moltissime aziende sono in seria difficoltà, almeno 15 sono a rischio chiusura”. “C’è grande preoccupazione – prosegue – ma la consapevolezza di quel che sta accadendo sul contratto c’è tutta”. “Anche perché – continua il responsabile sindacale – sappiamo bene che cosa vuol dire gestire in fabbrica un eventuale accordo separato”. Comunque la giornata di oggi “fa bene”, dice, è un collante importante per tutti, e sarà solo l’inizio. “Abbiamo intenzione di costruire iniziative su molti fronti, creare alleanze, aprire il dibattito con tutte le forze politiche e istituzionali nella nostra regione”. “E anche con la controparte – aggiunge – perché vogliamo chiedergli come hanno intenzione di gestire un accordo senza la Fiom, che è l’organizzazione maggioritaria nelle fabbriche”. Poi la partenza, in direzione del Lungotevere, dove il corteo attraversa il ponte Margherita di Savoia e imbocca via Cola di Rienzo, la strada storica dello shopping romano per eccellenza. E ben lo sa Roberta, la delegata che dal camion mobile della Fiom interrompe la canzone di Caparezza a tutto volume per rivolgersi alle commesse sbucate fuori dai negozi richiamate dalla musica e dagli slogan, per dire loro di non viversi la precarietà da sole, di stare insieme a tutti i lavoratori che oggi sfilano in corteo, e all’indirizzo dei commercianti l’avvertimento: “volete vederci entrare nei vostri negozi? Allora dovete rispettare i contratti e gli stipendi di chi lavora per voi!”. E’ un’occasione storica, quella del corteo di oggi a Roma, perché sfila per strade mai battute dai cortei, di un quartiere storicamente benestante, ‘Prati’, il quartiere dei commercianti, degli avvocati, dei notai. Un quartiere che oggi le tute blu hanno deciso di ‘disturbare’ per bussare alle porte della Rai di Viale Mazzini, a pretendere visibilità. “La Rai è nostra – è ancora Roberta dal camion – siamo noi che paghiamo il canone, noi decidiamo cosa va in onda. E oggi va in onda il lavoro”. Poi lancia i numeri della partecipazione ai cortei delle altre città: 100mila a Milano da tutto il nord, 60mila a Firenze tutta la Toscana e l’Emilia, 50mila a Napoli e 10mila a Palermo la sola Sicilia. “Siamo più di 250mila!” grida mentre parte uno scroscio di applausi. E sono tantissimi, anche perché oggi è una giornata di sciopero, una giornata cioè che i lavoratori si sono pagati di tasca loro, nonostante le difficoltà economiche sempre più pesanti. Ma assolutamente necessaria, “per tornare in piazza a difendere la democrazia”, è un coro unanime. Il corteo si ferma sotto la Rai. Si alternano gli interventi dei delegati di fabbrica che raccontano i dati della crisi a quelli degli studenti che sottolineano l’importanza dell’unità della lotta, alcuni dirigenti Cgil di altre categorie e il segretario nazionale Fiom Maurizio Landini, che interviene poco prima di incontrare i dirigenti Rai insieme al segretario confederale Cgil Fabrizio Solari. Li riceve il direttore relazioni esterne Guido Paglia, un atto burocratico che è un atto politico, perché la lettera della Fiom era indirizzata al presidente Galimberti e al Direttore Masi. Ma Landini all’uscita sembra imperturbabile: “noi abbiamo posto un problema di visibilità del lavoro, delle difficoltà di chi oggi è in cassa integrazione, e della questione di come si sta gestendo la trattativa. E abbiamo chiarito – prosegue – che ci rivolgeremo anche alla Commissione parlamentare di vigilanza”. “Hanno riconosciuto il problema e chiarito che avrebbero fatto una nota a tutte le strutture”. “Staremo a vedere – chiude Landini. – Intanto oggi abbiamo fatto partire le lettere a tutti i partiti. Dovranno risponderci se sia normale democrazia che i lavoratori non possano decidere sui loro contratti”, e poi “è la domanda che arriva dalla piazza di oggi, una piazza che è andata oltre tutte le nostre previsioni, considerando che la metà dei metalmeccanici è in cig. Ma non c’è depressione, c’è profonda consapevolezza e convinzione sulle questioni che la Fiom ha posto”. “Sabato 17 ottobre saremo di nuovo in piazza per i diritti dei migranti, e poi ancora il 14 novembre con la Cgil”. “Sarà dura – sorride serio - ma è solo l’inizio”. Condividi