La LINKE il partito tedesco nato da pochi anni a sinistra della SPD, ha avuto nelle elezioni politiche di domenica scorsa un meritato quanto previsto successo, raggiungendo quota 12%, un livello che a fronte della dèbacle della SPD (il PD tedesco) a favore della destra, lo conferma come l’unico partito capace in questo momento di rappresentare la sinistra in Germania.
La Linke ha inserito nel suo programma elettorale per le elezioni politiche del 2009 il tema del “reddito base”, un tema che nella sinistra italiana sotto il nome di “salario sociale” soltanto Rifondazione Comunista ha avviato in merito una approfondita discussione da qualche tempo. Un tema che come testimonia il brillante risultato elettorale riportato dalla Linke è stato particolarmente apprezzato dagli elettori, un tema che la Linke ha sviluppato sul territorio fondando una “comunità federale di lavoro” che attualmente conta migliaia di aderenti , tra i quali ben 223 organizzazioni non governative comprese alcune svizzere e austriache.
Il “reddito base” è soprattutto un mezzo efficace per combattere sia la povertà, che l’insicurezza socio-economica, quest’ultima, allo stato attuale indotto dalla crisi finanziaria mondiale, diventata sicuramente il nemico più pericoloso della stabilità e della democrazia nelle società contemporanee. Non è un’idea nuova, nel 1969 dopo essere stata approvata dalla Camera statunitense, la legge sul “reddito garantito” venne bocciata al Senato per pochi voti, anche se il testo non prefigurava propriamente un reddito base incondizionato ma subordinato al bisogno economico, dopodiché la proposta di legge venne definitivamente accantonata.
La rinnovata attualità della proposta deriva dal fatto che la realtà del legame tra reddito e lavoro salariato, è stata messa in crisi , in quanto il lavoro così come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi tende a scomparire, ma le persone no e occorre quindi trovare il modo di distribuire un reddito anche a chi non lavora. Le previsioni sia da parte sindacale che di Confindustria parlano ormai di un aumento esponenziale della disoccupazione nei prossimi mesi, il governo Berlusconi intende rispondere all’emergenza lavoro con una riforma degli ammortizzatori sociali che di fronte alla situazione attuale del mercato del lavoro sarebbe poco più che un inutile palliativo.
Occorre sostituire il sistema degli ammortizzatori sociali con un sistema completamente diverso, capace di produrre effetti benefici nel contesto della vita sociale degli individui, questione che il sistema attuale nemmeno prende in minima considerazione. Il “reddito base” e gli assimilati “salario sociale” o “ reddito sociale” o “ reddito garantito”, consiste quindi nella erogazione di un assegno la cui consistenza va calcolata in modo da poter garantire un livello “base” per condurre una vita dignitosa, che dovrebbe essere versato dallo Stato o da un ente locale in rate mensili, senza alcuna pregiudiziale in merito al fatto se il destinatario dell’assegno sia povero o meno, se cerca lavoro, o se lavori o no.
Nel caso di una persona che lavora il reddito base va a sommarsi allo stipendio, ma ovviamente la sommatoria comporterà un onere fiscale più pesante e consentirà nello stesso tempo a chi sta cercando un lavoro adeguato alla sua professionalità di non doverne accettarne uno di livello inferiore e sottopagato.
Il costo di una simile operazione viene reso sostenibile dal fatto che il “reddito di base” andrebbe a sostituire gli attuali ammortizzatori sociali. Rifondazione Comunista presentando la sua proposta all’attenzione del consiglio regionale dell’Umbria ha riportato l’attenzione su un sistema di garanzie sociali che in Germania sta sviluppando un vasto interesse trasversale, influendo addirittura sul risultato elettorale. Un tema che ovviamente prevede una approfondita discussione in merito, che non può essere rinviata se la sinistra italiana vuole restare in Europa discutendo di riforme autentiche per fronteggiare una crisi che sta trasformando molte persone in soggetti “economicamente superflui”.
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