Luciano Della Vecchia
Responsabile lavoro e economia – Prc Umbria
I provvedimenti anticrisi del Governo Berlusconi, come dimostrato anche dalla presa di posizione e dalle proposte avanzate dalla Cna di Perugia, non funzionano e stanno aggravando la già difficile condizione delle imprese locali. Infatti, se da un lato la ripresa stenta a ripartire, con un aumento sensibile di disoccupati e del ricorso alla cassa integrazione, dall’altro, il decreto anticrisi continua a tagliare risorse agli enti locali e ancora più grave, il patto di stabilità sugli enti locali blocca la spesa e impedisce di fatto nuovi investimenti, rendono impossibile il ricorso al credito, con la conseguente entrata in crisi anche di aziende sane.
Concordiamo, quindi, sulla necessità di una inversione di tendenza da parte degli enti locali, a patto che venga premiata la “buona iniziativa privata”. In questo senso crediamo necessario che si affronti il tema dello sviluppo sostenibile: se riduzione delle imposte e premialità dovranno esserci, queste dovranno rivolgersi esclusivamente a quelle aziende che intendono investire seriamente sul territorio, dando certezze ai lavoratori in campo retributivo e in materia di sicurezza del lavoro, sviluppando forme di risparmio energetico e sviluppo di nuove tecnologie per l’utilizzo di fonti alternative. I cicli produttivi, lo sviluppo e riqualificazione di aree industriali, le riconversioni produttive e industriali, sono da tempo al centro delle proposte che Rifondazione Comunista ha avanzato sui tavoli politici locali e regionali: in questo senso crediamo che sia auspicabile, dato l’interesse avanzato anche delle imprese artigiane, un confronto su questi temi.
L’artigianato e la piccola impresa, infatti, devono essere integrate in un concetto di valorizzazione del patrimonio territoriale, le stesse specificità locali devono concorrere ad una politica di sviluppo responsabile che crei valore aggiunto per l’insieme del territorio facendo sì che le stesse aziende portino un valore aggiunto a tutta la comunità.
In questo senso gli enti locali e soprattutto i comuni possono fare molto sul piano della valorizzazione dei territori e delle loro specificità, mettendo a disposizione infrastrutture, aree produttive munite di servizi, una formazione adeguata per vincere le sfide dell’innovazione, un credito disponibile e accessibile, sistemi scolastici rispondenti alle esigenze di cambiamento ecc.
Il rischio che corriamo è l’incapacità dell’Umbria di uscire dalla crisi. Non possiamo infatti affidarci alle decisioni del Governo centrale: tutti gli analisti e le grandi organizzazioni internazionali concordano sul fatto che il periodo di crisi non sia finito ma che anzi, se l’intervento pubblico degli stati occidentali è stato in grado di salvare il sistema bancario e finanziario, non è oggi in grado di affrontare il tema dello sviluppo e della ripresa economica. La domanda che ci poniamo è come l’Umbria, regione piccola dalle poche risorse, potrà uscire fuori da quello che rischia di essere un vero e proprio pantano? Il sistema regionale del welfare, tra i più sviluppati e funzionali della penisola, ha bisogno di avvicinarsi di più al mondo del lavoro e dei lavoratori: il reddito sociale proposto da Rifondazione Comunista è un sistema che mira al riassorbimento nel mondo del lavoro di disoccupati e precari. Molto si può fare anche per le giovani generazioni che si affacciano per la prima volta sul mercato del lavoro: un sistema integrato, che privilegi la ricerca e la formazione, tra scuole e università, per trasformare i nostri poli educativi in centri di eccellenza dai quali potrà trarre beneficio l’intera comunità.
Su questi e altri temi, come il turismo e la salvaguardia dei nostri centri storici, siamo pronti al dialogo e al confronto, convinti che nessuno ormai possa più negare il rischio di un tracollo non solo economico ma anche sociale dovuto alla crisi economica mondiale.
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