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di Anna Maria Bruni Mentre nelle stanze del palazzo, quello di Confindustria, in piazzale della civiltà del lavoro (sic) a Roma, si riuniscono separatamente e per la terza volta Federmeccanica e Fim e Uilm, nelle piazze, prima fra tutti proprio quella stessa di ieri, davanti ai cancelli delle fabbriche e nelle sedi sindacali cresce l’organizzazione e si moltiplica l’adesione verso lo sciopero del 9 ottobre. E sembra sentirlo il segretario generale della Fim Giuseppe Farina, cui solletica l’idea di stringere per la stesura definitiva del contratto prima dell’appuntamento fissato dalla Fiom per le tute blu. “Una volta che sul tavolo ci darà il salario si potrà dire aperta la fase conclusiva della trattativa. Il clima c’è e non escludo nulla, neppure una eventuale non stop, se ci sarà il merito”, ha dichiarato ieri prima dell’appuntamento. Che però si è arenato proprio sul salario e il prossimo, fissato per il 5 ottobre, non sembra portare a nessuna conclusione definitiva, perché la Fim vorrebbe un consistente “fondo di solidarietà” da presentare ai lavoratori nel tentativo di distoglierli dai contenuti già discussi, tutti interni alla riforma del modello contrattuale, e la Uilm insiste sulla definizione della contrattazione territoriale. Ma è difficile ottenere anche le briciole, quando si è ceduto sulla sostanza. I due temi infatti non incontrano affatto il favore delle imprese. Nel frattempo la Fiom ha chiamato in presidio un centinaio di delegazioni di lavoratori, che non se lo sono fatto ripetere due volte. “Venduti venduti” è stato il grido all’indirizzo di Regazzi e Farina, rispettivamente Uilm e Fim, quando sono passati nella piazza che li portava all’incontro con Federmeccanica, e poi, in mezzo al suono delle sirene, “i lavoratori vogliono votare”. Punto su cui è tornato a insistere Gianni Rinaldini, numero uno della Fiom, intervistato questa mattina da Radio Articolo1, network della Cgil. “Quello che sta succedendo – ha spiegato il leader sindacale - è che prosegue la trattativa sulla piattaforma presentata solo da due organizzazioni sindacali, peraltro minoritarie, per fare un accordo e quindi un contratto nazionale che verrebbe applicato a tutti i lavoratori”. Accordo “che addirittura prefigurerebbe l’impianto dei futuri contratti nazionali senza che i lavoratori e le lavoratrici abbiano mai votato e abbiano mai dato mandato a nessuno per fare un nuovo contratto nazionale. Siamo di fronte ad una situazione assolutamente paradossale - prosegue - che dal punto di vista democratico è un attacco alla Costituzione materiale del nostro paese”. Rinaldini ha poi ricordato che Fim e Uilm “hanno disdettato il contratto nazionale vigente che invece scade alla fine del 2011. Per quest’anno era previsto solo il rinnovo della parte economica. Fim e Uilm hanno fatto un’altra scelta – specifica Rinaldini - applicando le regole concordate separatamente da Cisl e Uil e Confindustria, regole che di fatto programmano una riduzione del potere di acquisto dei lavoratori nel contratto nazionale e riducono ruolo e funzione della contrattazione aziendale”. Le proposte che la Fiom ha portato al primo incontro con Federmeccanica alla ripresa del tavolo il 10 settembre rappresentano peraltro un’apertura, e contemporaneamente l’individuazione di punti di sostanza sulla crisi. “Sospendere per due anni l’applicazione delle regole concordate separatamente con Cisl e Uil, mettere al centro la situazione del settore industriale. Quindi il blocco dei licenziamenti, con l’estensione degli ammortizzatori come condizione per discutere anche dei processi di ristrutturazione e riconversione delle imprese, infine un accordo transitorio sulla parte economica che tenga conto delle richieste formulate dalla Fiom e dalle altre organizzazioni sindacali”. Il rifiuto di Federmeccanica ha chiarito le posizioni in campo, sulle quali la Fiom ha confermato lo sciopero generale. L’appuntamento è perciò fissato per il 9 ottobre nelle piazze di cinque fra le maggiori città dislocate fra nord e sud: Palermo, Piazza Marina, Napoli, piazza Mancini, Roma, piazzale Flaminio, Firenze, Piazza Indipendenza, e Milano, bastioni di Porta Vittoria, tutti per le 9,30 del mattino. Da sottolineare il percorso di Roma, da piazzale Flaminio a Viale Mazzini, sotto la Rai, come nel 1969, sempre per il contratto. L’appuntamento che determinò l’autunno caldo. Condividi