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''Non capisco come, in base alle prove raccolte, sia possibile ipotizzare un coinvolgimento di Amanda nella morte di Meredith'': a dirlo è stato oggi il padre di Amanda Knox, Curt, intervistato nel corso del programma ''I fatti vostri'' su Rai2. L'uomo ha tra l'altro ricordato che la figlia ''poteva tornare a casa dopo il delitto ma è voluta restare per aiutare la polizia nelle indagini''. Curt Knox ha parlato delle telefonata con la quale Amanda ''sconvolta'' gli annunciava il ritrovamento del cadavere della sua coinquilina uccisa nella notte tra il primo e il 2 novembre del 2007. Ha quindi sostenuto che la giovane ''è stata interrogata per 40 ore, 14 consecutive, ma anche colpita alla testa''. Una situazione di ''forte stress'' alla quale Curt Knox ha attribuito le accuse rivolte da Amanda a Patrick Lumumba, poi prosciolto da ogni addebito. Come fatto in aula dal neurologo consulente dei difensori della figlia, ha spiegato che ''è molto probabile l'insorgenza di falsi ricordi in situazioni come questa''. Curt Knox ha definito la figlia ''affettuosa e leale con gli amici. Una normale adolescente''.Riguardo al processo ad Amanda e a Raffaele Sollecito, che riprenderà il 9 ottobre prossimo, ha sottolineato come la difesa della figlia abbia mostrato ''casi di potenziale contaminazione involontaria dei reperti e di prove raccolte ''non secondo le regole''. I due giovani si sono sempre proclamati estranei al delitto. Condividi