Da Liberazione del 29-9-2009
Un boato. Quando sui maxischermi appaiono i primi exit-poll l'esplosione di gioia è incontenibile sotto la tenda che la Linke ha montato nella Kulturbrauerei - ex birrificio, ora diventato il "culturificio" di Prenzlauerberg, quartiere chic-alternativo di Berlino.
Ci saranno più di mille persone, accalcate ed esultanti, sotto i riflettori delle telecamere e davanti alle decine di microfoni aperti per registrare che rumore fa il successo. E non c'è dubbio che quello raggiunto ieri sia un vero, strepitoso successo per il partito di Gysi e Lafontaine, i due mattatori della campagna elettorale. Per la prima volta nella sua giovane storia, la Linke scardina il muro del 10% e strappa il primo risultato a due cifre in un'elezione nazionale, piazzandosi al quarto posto tra i cinque partiti che hanno superato la soglia di sbarramento del 5%, stabilmente sopra i Verdi. Alla fine non sarà - un peccato - il 13% del primo exit-poll, ma l'11,9% guadagnato a sinistra della Spd fa sciogliere il partito in larghi sorrisi. «Da che percentuale si può inziare a considerare "di massa" un partito», scherza Gysi dal palco evocando le critiche subite.
La Linke ha fatto registrare un incremento del 3,2% rispetto al già ottimo risultato del 2005 - quando si presentò come Linkspartei, con le sue due anime di Pds, a est, e Wasg, a ovest, ancora non fuse nel partito che è diventato dal 2007. Nella prossima legislatura sui banchi della sinistra siederanno 76 deputati. E la misura della crescita della Linke sui suoi diretti concorrenti emerge anche dal numero di deputati eletti col maggioritario, primi nei loro collegi: ben 16, cioè 13 in più rispetto a quattro anni fa, tutti a est, specialmente nel Brandeburgo e nella Sassonia-Anhalt.
L'analisi regionale del voto per il Bundestag offre risultati sorprendenti, come il sorpasso in diversi collegi dell'est e, soprattutto il successo nel sud del paese: «Klaus Ernst (leader sindacalista bavarese della Linke, ndr) mi ha sussurrato all'orecchio che in Baviera siamo sopra al 6%», dice soddisfatto Oskar Lafontaine dal palco, con Gysi da una parte e Lothar Bisky, capogruppo della Sinistra europea, dall'altra. Con l'ingresso, nelle concomitanti elezioni regionali di domenica, nel parlamentino dello Schleswig-Holstein e la riconferma nel Brandeburgo - a un'incollatura dalla Spd, ancora primo partito - la Linke è stabilmente nei parlamenti regionali di sei Länder dell'ovest del paese. Oltre ai sei dell'est, naturalmente, dove il partito è ancora molto più forte. «La Linke non è più solo un partito dell'est. E ora», ha detto ieri Gysi, «puntiamo a entrare nel parlamento del Nordreno-Vestfalia», ex roccaforte Spd, nel cuore della Ruhr, dove a maggio si terranno le regionali.
«Adesso partirà una durissima fase di opposizione alla maggioranza di centrodestra», ci dice la neoeletta deputata della corrente di sinistra del partito, la comunista Sahra Wagenknecht. «Faremo opposizione dentro e fuori al parlamento, con i sindacati, e con tante altre associazioni della società civile». Ieri nessuna traccia di divisione. Il partito ci tiene a farsi vedere unito: «Non date retta alle voci: non ci sono fratture all'interno del partito», assicura dal palco il candidato governatore in Turingia Bodo Ramelow, che lotta da settimane per arrivare al primo governo rosso-rosso-verde a livello regionale.
Interessanti sono i movimenti tra i partiti attribuiti agli elettori della Linke: sono, ovviamente, molto più consistenti i guadagni delle perdite, che però ci sono, e che sono finite soprattutto nel calderone degli astenuti. Ben 350mila ex elettori della Linke non sono andati a votare, mentre si stima che circa 20mila voti siano passati ai liberali della Fpd - a cui la Linke ne avrebbe strappati altrettanti. Il guadagno maggiore viene dalla rovina della Spd. Un milione e centodiecimila elettori della Spd sono passati dalla parte della giustizia sociale, contro la guerra in Afghanistan, al socialismo predicato e alla socialdemocrazia sostanziale. Molti di più dei 130mila voti che pure la Linke ha strappato ai Verdi. La Linke, ha detto il responsabile per la campagna Dietmar Bartsch, è il partito più forte tra i disoccupati. C'è da augurarsi che riesca a far qualcosa per loro, contro le forbici della larga maggioranza di centrodestra, che banchetta sui resti della Spd.
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