Matteo Alviti, Berlino (Liberazione 29-9-2009)
Si può vincere e perdere insieme? Sì, e lo dimostra il voto tedesco. Da ieri la Germania ha una cancelliera vecchia di zecca. Angela Merkel, come largamente atteso, esce vittoriosa dalle urne. Ma la sua Unione non ottiene il successo sperato e scivola in basso, sostenuta però dalla crescita dei liberali della Fdp, che, grazie alla straripante vittoria strappata in campo conservatore, risparmiano al paese, e alla Merkel, una seconda pallida edizione della grande coalizione. I numeri parlano chiaramente di una bocciatura dell'esperienza di Grosse Koalition. E dell'attesa crescita dei partiti d'opposizione, tra cui spicca, a sinistra, il successo della Linke, che ha campo libero nel vuoto cosmico lasciato dalla polverizzazione della Spd. Ma procediamo con ordine: i risultati prima di tutto.
Partendo dal campo vittorioso di centrodestra, non fa certo sorridere i vertici dell'Unione quel 33,8% di voti racimolato dalla Cdu della cancelliera e dalla sorella bavarese della Csu. Si tratta infatti del peggior risultato ottenuto dal 1953, sotto di 1,4 punti rispetto al già deludente 2005. Non è tanto la Cdu a perdere, quanto i cristianosociali della Csu, che in Baviera scendono al 42,6%, 6,6 punti sotto al 2005. Il risultato apre un conflitto nell'Unione. La Csu, in particolare da quando è guidata da Horst Seehofer, è stata la metà dell'Unione più attenta, almeno a parole, ai temi sociali. La sconfitta subita dalla Csu - ad eccezione del suo ministro dell'economia uscente zu Guttenberg, il più votato nei mandati diretti - ha indebolito la "sinistra" dell'Unione a vantaggio della destra liberista, che col nuovo partner di governo, la Fdp, potrà tirare la barra del timone decisamente verso destra.
Solo la Merkel - che grazie al lavoro della Spd nella grande coalizione si è costruita fama di cancelleria "sociale" - potrebbe, se lo volesse, frenare le tendenze neoliberiste delle nuova maggioranza. La sua posizione di forza glielo permetterebbe. C'è stato un solo caso nella storia tedesca in cui un cancelliere uscente era stato così sicuro di essere rieletto. Il suo nome era Konrad Adenauer, il politico della Cdu che ha scolpito il volto della Germania nel secondo dopoguerra. I cristianodemocratici sanno bene di dovere buona parte della loro popolarità al lavoro e al volto rassicurante da mamma del paese di Angela Merkel.
Nuovi compagni nella coalizione di governo, i liberali della Fdp - che all'Unione hanno strappato più di un milione di voti - festeggiano il loro migliore risultato di sempre: 14,6%, con un +4,8% strabiliante per un partito la cui ideologia è alla base dell'attuale crisi economica. Eppure le promesse di riduzione delle tasse e l'atteggiamento veramente liberale in termini di diritti civili del leader Guido Westerwelle - europeista convinto sostenitore dell'ingresso della Turchia nell'Ue - hanno saputo pesare su un elettorato in cerca di certezze, nonostante l'impopolare "sì" al nucleare. Unione e Fdp avranno mano libera sulle riforme, potendo contare anche sulla maggioranza nella camera delle regioni, il Bundesrat.Ieri Unione e Fdp hanno subito spinto sull'acceleratore, annunciando di voler arrivare al più presto alla nomina del nuovo governo, prima del 9 novembre, ventesimo anniversario della caduta del Muro.
Nel campo progressista spicca il disastroso risultato della Spd, caduta più in basso di quanto il peggior sondaggio avesse previsto: 23%, sotto di 11,2 punti. Mai così in basso dal dopoguerra. Le stime sugli spostamenti di voti dei sostenitori dell'Spd parlano chiaro: più di due milioni di elettori rimasti a casa, più di un milione passato alla Linke, 800mila all'Unione, altrettanto ai Verdi e 500mila ai liberali. I socialdemocratici non hanno preso un voto da nessuno. Solo perdite. Domenica sera c'era il vuoto negli occhi degli iscritti presenti nella sede centrale del partito, la Willy-Brandt-Haus. «Se ci fosse lui...», azzarda sconsolato e un po' brillo un elettore sotto la statua del grande cancelliere socialdemocratico. «Come è successo? Sinceramente non ne abbiamo idea», confessa un dirigente del partito che preferisce rimanere anonimo. Sarà forse il caso di tornare a essere socialdemocratici e rinnovare i vertici del partito come vi suggerisce la Linke?, chiediamo. «Non è questo il problema, dobbiamo andare avanti e riconquistare gli elettori». Sarà. Intanto ieri lo storico presidente del partito Franz Müntefering ha annunciato che farà un passo indietro, dopo la discussione interna sulla sconfitta. Non intende lasciare invece il candidato cancelliere sconfitto Steinmeier, che rimarrà capogruppo al Bundestag. Se non verrà infilzato da uno dei lunghi coltelli che la sinistra interna sta affilando.
Anche a sinistra vincono le opposizioni: la Linke sale di 3,2 punti all'11,9%. Un risultato che la consolida come quarta forza del paese, vera opposizione di sinistra al governo. Bene anche i Verdi, al 10,7%, su di 2,6 punti, che però mancano entrambi gli obiettivi che si erano posti: evitare la vittoria del centrodestra e non rimanere il partito minore nel Bundestag. I Grünen avranno il loro bel da fare nella prossima legislatura per tentare di fermare il prolungamento della vita delle centrali nucleari. Si potrà costruire forse su questa battaglia il primo ponte tra le tre forze della sinistra, per arrivare uniti alla prossima sfida. Nel 2013.
Menzione d'onore per il piccolo partito dei pirati, che, partito dal nulla, con pochissime risorse e una intelligente campagna online è riuscito a strappare l'1,9%, uscito dalle tasche di Verdi e Liberali. Menzione di disonore per i neonazisti Npd e Dvu, che escono ridimensionati nell'est, loro punto di riferimento. Ultimo dato sull'affluenza alle urne, in netto calo, al 72,5%, mai così bassa dal dopoguerra. Meditate sinistre, meditate.
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