PERUGIA – Temono un drastico ridimensionamento degli allevamenti di suini in Umbria già oggi scesi a meno di 200mila rispetto ai 350mila di qualche tempo fa; suggeriscono di smaltire i reflui zootecnici mediante fertirrigazione, anche in terreni non di proprietà, per aumentare la quantità di azoto dei campi dell’Umbria che risultano carenti proprio di questa sostanza; affermano di condividere in larga parte i provvedimenti che ha in animo di varare la Regione in tema di tutela delle acque, ma osservano che le attività agricole tradizionali potrebbero essere penalizzate dall’obbligo di garantire da subito il “deflusso minimo vitale” dei corsi d’acqua impiegati per l’irrigazione.
E’ dal mondo agricolo, in particolare degli allevatori di suini umbri - sotto accusa dopo i noti eventi relativi allo smaltimento dei reflui zootecnici di Bettona e Marsciano - che vengono le maggiori osservazioni su contenuti e prescrizioni del Piano di tutela delle acque (Pta), sul quale la seconda Commissione regionale, presieduta da Franco Tomassoni, ha oggi ascoltato categorie, associazioni ed enti.
Si è fatto sentire anche il cosiddetto fronte ambientalista senza fare rilevi alle disposizioni contenute sul piano, ma solo per chiedere il massimo della attenzione della Regione nello scongiurare i rischi di impoverimento delle acque in Valnerina e per chiedere uno stop agli attingimenti industriali per imbottigliamento di acque minerali nella zona di Gualdo Tadino.
Gli interventi. Per Andrea Di Matteo (Confindustria umbra) “Il Pta è un atto di grande importanza sul quale, nella fase di impostazione, abbiamo dato indicazioni che sono state accolte dalla Regione. Resta qualche criticità, a partire dal ‘deflusso minimo vitale’ che le aziende che irrigano dovranno garantire, ma il suo calcolo fa riferimento a parametri non umbri, della Emilia Romagna, e come tali non attendibili. Il piano deve meglio definire le modalità di attuazione evitando inutili aggravi alle aziende”.
Valerio Bazzoffia (vice sindaco di Bettona) “Sulla vicenda reflui zootecnici il Comune di Bettona si attiene dal 2007 ad un Protocollo d’intesa molto restrittivo che impone di utilizzare i liquami dopo aver abbattuto l’azoto e i letami dopo averli trasformati in compost; ma la sua firma è stata sempre rimandata”.
Albano Agabiti (Coldiretti) “Ci preoccupano i contenuti fortemente restrittivi per l’allevamento di suini. Presenteremo proposte che vanno in direzione di considerare i reflui zootecnici non un problema ma una risorsa. Ricordo a mo’ di esempio che il grano duro prodotto sui campi umbri è considerato quasi scadente proprio perché i nostri terreni sono poveri di quell’azoto dei liquami suini che tanti problemi sta creando”.
Giuseppe Paolucci (Coldiretti) “Proponiamo di semplificare le procedure amministrative per la realizzazione di invasi di accumulo di dimensione aziendale; ci aspettiamo dalla Regione l’impegno ad evitare che il ‘deflusso minimo vitale’ penalizzi l’attività irrigua. Siamo favorevoli alla tutela delle acque per consumi umani, ma vorremmo che i limiti imposti nelle aree agricole indicate a svolgere questa funzione, vengano indennizzate, così come già oggi fa la Regione Piemonte”.
Stefano Pignani (Associazione allevatori umbri) “Gli esperti di tutto il mondo sollecitano l’utilizzo delle deiezioni prodotte negli allevamenti suini per arricchire i terreni carenti di sostanze organiche, anche ai fini della protezione dai rischi di desertificazione. Il problema azoto è meno grave di quello che si pensa, se si considera che i capi attuali - uno per ogni ettaro coltivato - sono scesi a meno di 200mila rispetto a 350mila, e che cento quintali di liquami zootecnici non trattati contengono la stessa quantità di urea di azoto concentrata in un sacchetto di concime chimico in commercio, di appena 50 chilogrammi”.
Maria Assunta Pucciatti (Italia Nostra Valnerina) “Viviamo da qualche anno in una regione evidentemente impoverita delle sue acque. Il problema non è limitare vincoli e controlli sulle attività economiche ed agricole, ma considerare la salvaguardia dell’ambiente come il primo obiettivo della politica. Mi chiedo anche perché non si parla di recupero delle acque piovane”.
Simona Vitali (consigliere comunale di Gualdo Tadino) ”La politica non può più ignorare il problema dell’eccessivo imbottigliamento di acque minerali. Dobbiamo mettere uno stop alle concessioni sempre maggiori sugli attingimenti e legarle al concetto vero di sviluppo sostenibile. Voglio far presente che, nel Comune di Gualdo Tadino, le sorgenti naturali sono collocate molto più a valle rispetto a 50 anni fa”.
Igor Cruciani (Confagricoltura) “Non è giusto dire che l’Umbria produce suini per industrie fuori regione: tre salumifici al momento lavorano più carni di quelle che si allevano qui; ma la chiusura degli impianti di smaltimento di Olmeto e Bettona sta creando problemi seri, e oggi non siamo in grado di dire agli allevatori su quale forma di smaltimento possono investire”.
Maria Paola Gramaccia (assessore a Gualdo Tadino) “Presto il Comune di Gualdo Tadino presenterà in Regione un suo documento con analisi e proposte sui bacini idrici del nostro territorio e sulla loro portata effettiva”.
A fine audizione il presidente Franco Tomassoni, presente ai lavori assieme al vice presidente Armando Fronduti ed ai consiglieri Mara Gilioni, Massimo Mantovani, Giancarlo Cintioli e Raffaele Nevi, ha detto che la Commissione riprenderà l’esame del Pta e della relativa legge regionale, già da lunedì prossimo e che comunque c’è ancora tempo per inviare a Palazzo Cesaroni altri pareri o documenti scritti.
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