gesenu logo.jpg
di Daniele Bovi La Gesenu Spa, ovvero la società che gestisce i rifiuti nel perugino nonché in molte parti d’Italia e vero fiore all’occhiello del Comune di Perugia (che partecipa al capitale sociale con una quota pari al 45 per cento) ricapitalizza portando da 3 a 10 milioni di euro il capitale sociale. O almeno dovrebbe, visto che il piano dovrà approdare nelle prossime settimane alla commissione Bilancio e poi da lì in Consiglio per essere approvato. Un percorso dall’esito non scontato. Secondo le informazioni in possesso di Umbrialeft il piano predisposto dovrebbe funzionare così: prima di tutto, l’aumento di capitale sarà gratuito (disciplinato dall’articolo 2442 del Codice civile). In parole povere si tratta di una mera operazione contabile. L’aumento del capitale sociale infatti può avvenire anche a pagamento, ed è il metodo classico delle aziende per reperire nuovi mezzi finanziari. In questo caso però non ci saranno iniezioni di denaro fresco: i soci non dovranno cacciare una lira. Molto più semplicemente, verranno iscritte alla voce capitale delle riserve o dei fondi iscritti nel bilancio. In sintesi, il capitale sociale aumenta ma il patrimonio netto rimane lo stesso. Il perché dell’operazione è semplice: se rafforzi il lato finanziario e il patrimonio risulta molto più facile ottenere crediti e finanziamenti. Apparire belli, alti, abbronzati e muscolosi è sicuramente meglio che apparire flosci e rachitici. E per una società in continua espansione come questa e con ramificazioni in molte parti d’Italia e non solo è sicuramente meglio la prima ipotesi. L’affare, tra parentesi, lo fa anche il Comune, che vede aumentare il valore del suo 45 per cento. Vediamo qualche numero. Secondo le informazioni di Umbrialeft, se il piano verrà approvato verranno emesse un milione e 400mila nuove azioni, il cui valore nominale (5 euro) rimarrà invariato. Queste azioni, pari ai 7 milioni di euri che portano il capitale sociale da 3 a 10 milioni, verranno equamente distribuite fra i soci in proprorzione a quelle già possedute. Così, su due milioni di azioni ordinarie, il Comune ne avrà la titolarità di 900mila, contro le 270mila attualmente possedute. Condividi