L'ultimo lavoro di Luca Canali, “Fermare Attila, la tradizione classica come antidoto all'avanzata della barbarie”, edito da Bompiani, pag 236, € 10.50, è un atto di accusa grave, ma circostanziato e argomentato, al modello di società capitalistico e consumistico che è definito “distruttore di civiltà”, anche per l'annientamento della cultura classica. Da qui il rischio più che reale di trasformare la scienza e la tecnica in fabbrica di mostri.
Canali, con “Fermare Attila”, ripropone l'essenza della cultura classica altrimenti ormai nascosta al vasto pubblico dei grandi mezzi di informazione e comunicazione, dopo che è stata messa in discussione nelle scuole e nelle università.
Questo bel libro è aperto da un saggio unitario, a cui seguono cinque capitoli che ci fanno godere, mediante una scrittura mirabile, i tratti delle opere e dei capolavori di Lucrezio, Catullo, Virgilio, Orazio, Tibullo, Properzio, Ovidio, Petronio, Giovenale, Marziale, illustrati in maniera magistrale della grande penna di Canali. Le opere eterne di questi autori sono antidoto al mondo moderno, imbarbarito dal profitto e dalla capacità di consumo che giustifica le esistenze, che relega a mero orpello l’essenza stessa dell’uomo e dei sentimenti umani: amore, amicizia, lealtà, dolore, disperazione, esaltati invece dalla cultura classica
Si passa poi al capitolo “Stato e Rivoluzione” dove, con straordinaria capacità di sintesi, Canali illustra la “rivoluzione romana”, il terremoto politico che ha segnato la fine della repubblica e l'avvio del principato.
Un secolo decisivo per la storia del mondo occidentale dove giganti della politica si sono scontrati per il potere e l’affermazione dei loro progetti: da Cicerone al “miglior figlio di Roma” Giulio Cesare, a Pompeo e Crasso, a Catilina, fino a Marco Antonio e il primo imperatore Cesare Augusto.
Il I sec. a.C., contraddistinto a Roma da una durissima “lotta di classe” e dal contemporaneo sovversivismo delle classi dirigenti, in cui si è elevata la figura del “dittatore progressivo” Giulio Cesare (A. Gramsci), che ne intuì il passaggio storico ed indicò una nuova prospettiva politica, istituzionale, forse anche economica e sociale, dando una vocazione mondiale all’imperialismo romano.
Canali ci illustra altresì il catalogo dei detti latini che danno forza alla tradizione popolare antica.
Da ultimo, uno splendido resoconto di Virgilio delle Olimpiadi italiche.
“Insomma, frequentiamo gli antichi, per essere davvero umanamente moderni! E combattiamo ogni iniziativa pseudo didattica che si illuda di poter fermare il professionista e l'intellettuale moderno, tagliando le radici di un'intera tradizione classica ed umanistica, senza la quale neanche lo scienziato o il tecnico dell'informatica potranno esercitare, non solo con efficienza ma anche con genialità, la loro professione”.
“Fermare Attila” è stato scritto da Canali con la preziosa collaborazione di Maria Pellegrini.
Stefano Vinti
Segretario regionale Prc Umbria
CHI È LUCA CANALI
Nel dopoguerra è dirigente del Partito Comunista Italiano a Roma. È stato redattore e condirettore de “Il Contemporaneo”, ha collaborato con “Paragone, “Il Verri, “Nuovi argomenti”.
Ha insegnato all'università di Roma e Pisa.
Ha tradotto tutti i principali scrittori e poeti latini, ed ha scritto di letteratura, storia e politica, saggi e romanzi. Ha pubblicato oltre ottanta lavori.
Collabora con importanti testate nazionali tra cui Liberazione.
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