C’è chi l’ha già chiamata la “guerra del sagrantino”, il vivace scambio di “punti di vista” che sulla stampa locale ha contrapposto il “re del sagrantino” Marco Caprai, nonché neo presidente di Confagricoltura Perugia, all’assessorato alle politiche agricole della Regione e alla sua burocrazia. Una guerra giocata in punta di fioretto, come si addice alle persone bene educate, che alla fine si è dimostrata molto meno cruenta di quanto poteva sembrare all’inizio, diciamo che si è trattato soprattutto di un vivace scambio di punti di vista, comunque salutare, perché ha portato all’attenzione degli umbri le difficoltà nelle quali versa uno dei miti del cuore verde d’Italia : il sagrantino, un vino che è stato un prestigioso ambasciatore della nostra regione nei quattro angoli del mondo e che proprio per questo, come dice Marco Caprai, andava efficacemente salvaguardato.
Cosa è successo invece? E’ successo che esattamente dal 2000 ad oggi gli ettari dedicati al prestigioso vitigno, che dà il suo nome al celebre vino sono passati dagli iniziali 120 ai 700 di oggi, uno sviluppo abnorme che ha riguardato anche le cantine che sono passate da 10 nel 2000 a 100 nel 2009, nonostante le raccomandazioni dell’autorità europea competente richiedessero un contenimento degli impianti e della produzione per consolidare i livelli di qualità raggiunti.
Come è potuto accadere allora che si ignorassero tali raccomandazioni comprese quelle dei produttori? Marco Caprai nei suoi interventi chiama la Regione dell’Umbria a prendersi le sue brave responsabilità in quanto responsabile al cento per cento della concessione di autorizzazioni all’installazione di nuovi impianti di produzione e alle relative politiche di promozione della produzione, che crescendo in modo incontrollato, ha finito per appesantire il mercato mettendo a rischio quegli standard di qualità tanto faticosamente raggiunti recuperando agli attuali fasti un vitigno che appena qualche decina di anni fa stava addirittura per scomparire.
L’assessorato regionale competente ha replicato chiamando invece i produttori a prendersi le loro brave responsabilità in ambito di investimenti per la promozione del sagrantino. Imprenditori tirchi e assistenzialisti? Nemmeno a pensarlo, tuona Caprai, gli investimenti ci sono stati eccome anche se negli ultimi tempi anche gli imprenditori del sagrantino hanno dovuto fare i conti con le difficoltà indotte dalla crisi finanziaria globale.
Nel contesto della querelle emergono anche questioni che in questi giorni sono all’attenzione dell’opinione pubblica regionale, come quella degli eccessivi emolumenti concessi alla burocrazia regionale in funzione della capacità di spesa dimostrata da ogni dirigente, così che per correre dietro ai premi la burocrazia ha incentivato vertiginosamente la corsa all’installazione di nuovi impianti per la produzione di sagrantino, concedendo autorizzazioni anche a molti viticoltori “fasulli”, con un costo complessivo finale di 150.000.000 di euro pubblici.
Ci sembra giusto a questo punto, visto anche che la vendemmia 2009 che viene già considerata fra le più copiose aggraverà ancora di più la situazione delle cantine che lamentano un sostanzioso invenduto pregresso, che il presidente della Confagricoltura perugina lanci l’allarme e indichi le responsabilità, (del resto anche l’assessorato competente ha cercato di correre ai ripari bloccando per due anni le autorizzazioni per nuovi impianti) ma a questo punto sarebbe anche opportuno chiamare in causa tutti i responsabili, cioè anche chi ha retto l’assessorato alle politiche agricole nel periodo nel quale c’è stata “l’alluvione” delle autorizzazioni .
La piccola guerra del sagrantino può pertanto essere utile a riportare all’attenzione i problemi della nostra agricoltura e dei suoi prodotti di eccellenza, la burocrazia e tanto più la politica sono chiamate ad interrogarsi sulle questioni urgenti sollevate dal presidente della Confagricoltura di Perugia, così come i produttori debbono rendersi conto della realtà attuale del mercato e operare le scelte giuste, perché come dice Machiavelli “le guerre puoi iniziarle quando vuoi, ma non puoi finirle quando ti pare”.
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