La Selva di san Francesco, l'antico bosco di 60 ettari che comincia a ridosso del Sacro convento di Assisi e si inoltra nella campagna umbra, e' entrato a far parte del patrimonio del Fai (Fondo ambiente italiano) grazie all' intervento di Intesa Sanpaolo.
''Un luogo speciale gia' dal suo ingresso - e' detto in un comunicato del Fai - perche' vi si accede attraverso un portone nella piazza della Basilica superiore di Assisi, e passa perlopiu' inosservato ai 6 milioni di persone'' che ogni anno visitano la citta' di san Francesco.
Oltre il portone si apre poi - ricorda il Fai - ''il tipico paesaggio umbro fatto di alberi, di frutteti, di ulivi, con un torrente che racchiude in fondovalle un complesso del dodicesimo secolo del quale sopravvivono la chiesa di Santa Croce con l'affresco di una croce senza il corpo di Cristo - a significare
che e' un luogo di tutti i credenti, senza distinzione di religione -, i ruderi di un convento benedettino e al di la' del trecentesco Ponte dei Galli, sul quale si dice sia transitato Carlo Magno, un antico mulino, in attivita' fino al secolo scorso''.
Un paesaggio - prosegue la nota - oggi sconosciuto ai
turisti, sebbene sia in fondo il modello di tanti dipinti di Giotto. Per il Fai sono molti i segni di degrado e di abbandono della Selva, ''impoverita per secoli'' dagli abitanti che hanno sfruttato il bosco per la legna. Grazie al sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia stanno per cominciare i
primi interventi di recupero che riguarderanno la
riqualificazione della vegetazione e il restauro conservativo degli edifici.
''In questa donazione - dice Giulia Maria Crespi, presidente del Fai - vedo un segno che indica la strada da percorrere affinche' attraverso esempi concreti e contatti con la societa' civile si riesca a rendere tutti sempre piu' consapevoli del valore del nostro paesaggio''.
''Francesco invitava ad amare la natura - conclude Crespi - ma oggi non siamo piu' nel 1200 e amare la natura non basta piu': bisogna difenderla da speculazioni feroci''.
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