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Rosaria Parrilla PERUGIA (Avi News) – Nel 2007 i residenti dell’Umbria risultano poco più di 884 mila di cui il 31,0 per cento, oltre 270 mila, nei capoluoghi. La crescita della popolazione risulta superiore a quella nazionale con più 1,7 per cento tra il 1991 e il 2001 (contro l’invariato del centro d’Italia e il più 0,4 per cento del nazionale), composto dal netto più 2,9 per cento della provincia di Perugia e dal meno 1,4 per cento della provincia di Terni. Sono alcuni dei dati dello studio su “Dimensioni e caratteri della domanda abitativa in Umbria 2009-2019” commissionato al Cresme, il Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio, da Coop Umbria Casa, per verificare l’evoluzione del mercato immobiliare. Elementi che sono stati illustrati durante una conferenza stampa che si è svolta questa mattina nella sala della Partecipazione di palazzo Cesaroni, dal presidente di Coop Umbria Casa, Paolo Bocci, Angelo Ammenti, presidente Abitanti Legacoop Umbria, e Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme. Una realtà umbra, quella emersa dallo studio, attraversata da profondi cambiamenti anagrafici e sociali. “E proprio in virtù di ciò analizzare i bisogni dei cittadini riguardo la casa diventa indispensabile - ha sottolineato il presidente Bocci -, per dare risposte corrette alle necessità. Ed è quanto ci siamo proposti con questa ricerca, per esaminare l’evoluzione del mercato immobiliare, valutando le caratteristiche e gli scenari evolutivi del quadro socio-demografico, la fisionomia e le dinamiche del sistema dell’offerta. Un contributo alla collettività ed alle istituzioni per riflettere assieme sugli scenari futuri”. Dall’indagine emerge che nel periodo 2002/2007 la popolazione è aumentata di oltre 58.000 unità. Il dato si compone dal saldo naturale tra nascite e morti negativo per 11.500 unità, mentre il saldo migratorio nel suo complesso ha raggiunto i 69.846 residenti. Una crescita demografica, dunque, dovuta all’immigrazione, composta sia di italiani provenienti da altre regioni che da stranieri. Altro elemento significativo è l’incidenza della popolazione straniera residente rispetto alla popolazione complessiva: passato dal 5,1 per cento del 2003 all’8,6 per cento del 2007, per una media in Italia del 5 per cento e del 6,3 per cento nel centro Italia. Dati che evidenziano come l’Umbria sia un polo di attrazione per l’immigrazione (6,3 per cento di stranieri nel centro Italia e 5,0 per cento in Italia). Tra le due province Perugia risulta il principale nucleo di immigrazione con 16.628 stranieri residenti pari al 10,2 per cento della popolazione complessiva nel 2007, mentre quella ternana presenta incidenze in linea con quelle rilevabili nel centro d’Italia ed in netta crescita negli ultimi due anni (7,4 per cento nel capoluogo Terni e 6,7 per cento negli altri comuni della provincia). Altro fattore di pressione demografica è la presenza di studenti: le due università umbre, infatti, presentano un numero di iscritti totali tra i 31.500 e quasi 37.000, la maggior parte dei quali fuori sede, e una quota di neolaureati tende a rimanere nella città in cui ha studiato ed entra a far parte dei residenti. Sempre dall’indagine risulta l’Umbria, nel 2008, la quarta regione d’Italia più vecchia, superata solo dalla Liguria, Toscana e Friuli Venezia Giulia, mentre Terni si colloca all’undicesimo posto tra le province più anziane con un indice di 210,6, e Perugia risulta la più giovane collocandosi alla trentaseiesima posizione con un indice di 175,0, in riduzione rispetto al 177,4 del 2002 e, soprattutto rispetto al 179,6 del 2004. Una realtà che negli ultimi anni è profondamente cambiata, ma le trasformazioni continueranno anche in futuro. “La domanda abitativa dipenderà dalle dinamiche dei flussi migratori - ha aggiunto Paolo Bocci -, con un contributo alla crescita complessiva del numero delle famiglie oscillante tra il 70 per cento nell’ipotesi di permanenza dei flussi attuali ed il 44 per cento nell’ipotesi di dimezzamento. In ogni caso per il futuro si prevede un rallentamento della domanda”. “Se continueranno i flussi migratori ai livelli attuali – ha spiegato il direttore Bellicini - il fabbisogno di nuove abitazioni si stima possa essere di circa 4.600 all’anno contro le 5.800 del 2008. Ma se per effetto della crisi o di politiche disincentivanti i flussi migratori si dimezzassero, il fabbisogno medio dei prossimi anni si attesterà sui 2.700 nuovi alloggi con effetti molto pesanti, non solo, sul comparto dell’edilizia, ma sull’intera economia della regione tenuto conto dell’incidenza del settore. I dati della Contabilità territoriale dell’Istat riferiti alla composizione del valore aggiunto regionale anno 2006 permettono di comprendere come in Umbria, il settore delle costruzioni abbia un peso maggiore rispetto al resto del paese, infatti, rappresenta il 7,3 per cento contro il 6,1 per cento dell’intero territorio nazionale, il 5,6 per cento delle Marche ed il 6 per cento della Toscana”. “Dinamiche queste che si riflettono su chi programma la propria attività – ha aggiunto il presidente Paolo Bocci -, soprattutto in un segmento sensibile alle trasformazioni sociali, come la casa. Lo studio nasce da queste premesse e dallo spirito che anima Coop Umbria Casa: sviluppare iniziative mirate nell’interesse dei soci attuali e potenziali. Proprio qui sta la natura dell’essere cooperativa, si parte dai bisogni veri dei soci e si sviluppano attività per dare risposte adeguate e di qualità a prezzi convenienti nel rispetto delle risorse ambientali”. “In questo momento di crisi abbiamo puntato a rendere ancora più flessibili i modi di prenotazione degli alloggi – ha concluso Paolo Bocci -, sviluppando iniziative in cui indifferentemente i soci possono prendere le abitazioni in proprietà, in locazione ed in affitto con riscatto e per il futuro dovremmo soddisfare bisogni sempre più parcellizzati. Qui sta una delle chiavi di successo per un’impresa cooperativa di abitanti: lavorare per realizzare case con elevati standard di qualità, a prezzi competitivi, differenziando quanto più possibile le modalità di accesso da parte dei soci”. “La crisi che stiamo vivendo – ha commentato Angelo Ammenti - offre anche opportunità alle imprese che sapranno cogliere le novità che i tempi attuali richiedono. Dunque non bisogna stare fermi ma investire in risorse umane e nelle conoscenze per sviluppare le nuove iniziative, perché oggi si progetta il futuro, sia quello prossimo che a più lungo termine”. Condividi