di Nicola Bossi
Di chi è la colpa dei prezzi alti di frutta, verdura, pane, pasta e latte? Per la Coldiretti non ci sono dubbi: è degli intermediari e venditori finali del prodotto. Un'accusa, non nuova, che ora arriva supportata da tanto di tabella.
Il prezzo alla produzione di pesche si aggira intorno ai 31 centesimi al chilo, contro un prezzo al consumo di 1,75 euro; il rincaro è del 465%. L'uva sta a 47 centesimi al chilo, prezzo al comsumo 2 euro; aumento del 326 per cento. La lattuga 26 centesimi al chilo, contro 1,6 euro al prezzo di consumo; rincaro del 515. Ma dove si tocca l'assurdo è sulle carote, almeno secondo Coldiretti Umbria: da un costo alla fonte di 10 centesimi, si arriva ad un 1,2 euro ovvero un rincaro del 1100%.
Non va meglio in fatto dell'elemento principe dell'alimentazione Italiana: ovvero il pane di grano tenero. Costo 14 centesimi al chilo prezzo al consumo 2,7 euro al chilo: rincaro del 1828 per cento.
Rincari più moderati per pasta e latte: il primo ha un prezzo di base di 20 centesimi per arrivare ad un prezzo di vendita di 1,4 euro (rincaro del 400 per cento); il latte parte da 30 centesimi e arriva a 1,35 euro (350 euro di rincari).
"Pochi centesimi pagati agli agricoltori nei campi - spiegano i vertici di Coldiretti Umbria, oggi a Roma per manifestare contro i rincari e i bassi prezzi pagati ai produttori - diventano euro al consumo con il risultato che è stato quindi un aumento della forbice nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola durante il quale - denuncia Coldiretti - i prezzi degli alimenti moltiplicano oggi in media cinque volte. Nello specifico - precisa Coldiretti - l’aumento è di oltre quattro volte per uva e latte, di oltre cinque per pasta e pesche e di più di sei per la lattuga.
Gli agricoltori della Coldiretti hanno lasciato quindi stalle e aziende, per portare i propri prodotti nella piazza con dimostrazioni clamorose che hanno riguardato gli elementi base della dieta alimentare, dalla frutta alla verdura, dal pane alla pasta fino al latte".
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