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di Anna Maria Bruni Terni come Bagnoli come Pittsburgh? Sì, perché se dalle ceneri di centrali industriali come l’Italsider nel sito campano o come la capitale mondiale dell’acciaio nella città della Pennsylvania sono risorti centri del sapere e della conoscenza, altrettanto Terni ha trasformato l’ex-Siri, un tempo prima fabbrica umbra per la lavorazione del ferro, poi fabbrica chimica, in un centro di elaborazione artistica a tutto campo, il Caos, acronimo per Centro Arti Opificio Siri. Spazi espositivi permanenti di arte moderna e contemporanea, museo archeologico, biblioteca specializzata, laboratori didattici, atelier di ‘residenza creativa’, un teatro i cui lavori sono in via di ultimazione, il tutto accompagnato da luoghi di socialità che permettono la permanenza, come un bar e centro di ristoro. Qui, dal 18 al 26 settembre, è in corso “Es.Terni”, Festival internazionale della creazione contemporanea, alla sua quarta edizione. Un evento nato dalla sinergia di due associazioni, la ‘Demetra’ e la ‘Compagnia del Pino’, compagnia teatrale storica a Terni, e una società, ‘Indisciplinarte’, che si occupa di management nel campo della cultura e dell’editoria. Un “gruppo di persone”, le definisce così Linda Di Pietro, presidente della società a cui abbiamo chiesto di raccontarci come è nato, con esperienze simili e sensibilità comuni, che ha deciso di intraprendere questo progetto proprio nel momento in cui il Comune aveva appena destinato gli spazi ex Siri a centro culturale. Insieme all’assessore alla Cultura Simone Guerra, alla Biblioteca comunale di Terni e al Teatro Stabile dell’Umbria, è stato possibile far decollare il progetto. Una “congiuntura positiva - dice Linda Di Pietro - anche se con qualche titubanza iniziale rispetto alla proposta di teatro e arte sperimentale, ma la risposta positiva e sempre crescente del pubblico, oltre che il coinvolgimento di singoli e associazioni nel progetto, ha visto un interesse sempre maggiore fino al coinvolgimento anche da parte della Regione”. Perfomances che coinvolgono direttamente gli spettatori, installazioni che è possibile attraversare o con le quali interagire, una “Living library” che chiede apertura all’altro, quello che generalmente viene definito ‘diverso’, per scoprirne la storia, e specchiarcisi dentro, già. Si potrebbe credere di passeggiare per i corridoi del Dams più che in uno spazio culturale pubblico, incontrando più che altro giovani artisti che hanno scelto quella come la loro strada. Invece no, dice la Di Pietro, “sì certo, la prima edizione ha visto la maggior parte del pubblico fra i 25 e 40 anni, ma poi persone sempre più adulte hanno cominciato a partecipare, il passaparola ha fatto da megafono e oggi vanno al tutto esaurito proprio le performances che coinvolgono la persona”. “La scelta di mettere al centro lo spettatore – racconta Linda – è stata la chiave fin dall’inizio”. Non un espediente, ma proprio la chiave della proposta. Dove lo spettatore, come in “Tangeri II” di Caterina Poggesi, o in “Scene da un matrimonio” di Roberto Castello, o in “Units”, della band strumentale “Rumori fuori scena”, solo per citarne alcuni, è, in sostanza, l’attore. Fino al coinvolgimento di ben 15 persone della “comunità di Terni”, dice Linda, che si sono prestati anche per le prove, o all’esportazione dello spettacolo in piazza. Obiettivo? “spiazzare, rompere le aspettative”. Mettersi in gioco e lasciarsi sorprendere, scoprendo la possibilità di un altro punto di vista rispetto a quello consueto da cui si guarda il mondo. E uscirne avendo fatto esperienza. La spinta? “La responsabilità”, è la parola che sceglie. “Certo – dice – ci vuole la forza e il coraggio di farlo”. O forse anche solo curiosità, intuizione, saturazione verso una realtà sempre più ingessata. E la Living library? Tanti i modi con cui viene approcciata, commenta, ma “anche qui serve responsabilità”. Ed evidentemente ce n’è d’avanzo e ben più di chi fa le leggi, per esempio sul reato di clandestinità, se già “i primi due giorni – fa sapere la cofondatrice – sono state fatte 150 tessere”. Funziona così: si fa una tessera come in biblioteca, e come in biblioteca si sceglie un libro, solo che qui è la storia di qualcuno - una ragazza madre, un tossico, un immigrato - lo si ascolta come si legge un libro, e poi lo si commenta, magari insieme ad altri. Un progetto internazionale, nato dalla Ong statunitense “Stop the violence”, rivolta a tutti i tipi di violenza, razzista, verso le donne, verso i gay, nelle scuole e che “ha avuto un grande riscontro anche nella nostra comunità”. Un progetto, quello di Es.Terni, che agisce la trasformazione in tutti i format proposti, e nel quale mettersi in gioco è una scelta. Ecco perché la presidente e cofondatrice dell’evento sceglie questa parola, “responsabilità”, per indicare la scelta che lo spettatore fa nel momento in cui sceglie di essere attivo. Quindi non “puro intrattenimento – precisa Linda – ma anche una percentuale di rischio, anche se dal livello più semplice al più complesso, ma sempre con lo spettatore al centro”. Una trasformazione dentro la trasformazione, quella dei luoghi di lavoro in centri di conoscenza, e insieme, quella dello spettatore in attore. Colui che agisce. Condividi