Con la riunione di questo Cpn vogliamo proporre a tutto il partito la gestione unitaria al fine di realizzare
un salto di qualità nella nostra capacità di iniziativa politica. Il rilancio del progetto della rifondazione
comunista chiede questo salto di qualità, costruendo una forte solidarietà interna che ci permetta di affrontare efficacemente i compiti non semplici della fase. Dal partito ci viene una forte domanda di unità a cui dobbiamo rispondere positivamente e la proposta della
gestione unitaria va esattamente in questa direzione. Chiudere definitivamente la fase della litigiosità
congressuale è un imperativo politico a cui non possiamo sottrarci, tanto più che le condizioni per una
forte ripresa del lavoro politico ci sono tutte.
Il successo della Linke e l’esperienza latinoamericana
Salutiamo con grande gioia il risultato della Linke alle elezioni regionali in Germania. C’è stata una discussione
nei mesi scorsi se aveva ancora senso parlare di due sinistre. Il risultato tedesco ci dice senza alcuna
ambiguità che il tema delle due sinistre è oggi ancora più fondato di ieri e ci parla della possibilità
di far crescere, anche nella regione più sviluppata d’Europa, una sinistra anticapitalista. Una sinistra
non pentita che propone un’idea alternativa su come affrontare la crisi sia rispetto ai “padroni del vapore”
che alla socialdemocrazia, senza ossessioni governiste (anche se non rifiuta pregiudizialmente l’idea del governo); in grado, cioè, di mettere “paletti” molto chiari sia sulla fuoriuscita dalle politiche neoliberiste
che su altri aspetti fondamentali, come quello del ritiro dall’Afghanistan. Insomma, la vicenda tedesca e il successo della Linke ci dice che non scomparso il tema
delle due sinistre e che il problema politico di fase è proprio quello della costruzione di una sinistra in grado di proporre una alternativa alla crisi del capitale e alla crisi della politica, su un progetto alternativo tanto al liberismo quanto alle
socialdemocrazie.
Sul piano internazionale voglio anche attirare la vostra attenzione sulla centralità di quanto sta accadendo
in America latina. Come sappiamo in quei paesi è andato avanti un importantissimo processo di trasformazione
sociale connesso all’avanzata di movimenti radicali
politici e sociali legati al movimento no global. Questa grande avanzata di forze di sinistra nell’America
Latina subisce in questi ultimi tempi alcuni contraccolpi: il golpe in Honduras e le sue connessioni
con l’amministrazione statunitense, è un segnale gravissimo (i golpe erano considerati una cosa del passato), anche se siamo in una situazione in cui il colpo di stato non ha determinato la fine del movimento
che continua la sua opposizione; la decisione del governo di estrema destra della Colombia di accettare
sette nuove basi Usa sul suo territorio; la vicenda messicana, con la polizia connivente con gli squadroni
della morte.
La vicenda Latinoamericana è un punto decisivo dello scontro a livello mondiale. Lì si gioca una partita che va al di là delle vicende dei singoli Paesi: la grande sfida alle politiche del Fmi e del capitale globalizzato,
sull’assetto del mondo in senso unipolare o multipolare, passa significativamente attraverso le vicende dell’America Latina. Dobbiamo rimettere al centro una attenzione politica che negli ultimi anni si è un po’ appannata. Una crisi ristrutturante e costituente
I giornali ci dicono che oramai siamo usciti dalla fase più dura della crisi. Si tratta di una falsità. Ci troviamo in una crisi strutturale del meccanismo dell’accumulazione, tale, da impedire che lo sviluppo
capitalistico possa riprendere sullo schema che aveva prima. Siamo dentro una tendenza alla stagnazione, che durerà nel tempo. Dentro questa crisi, il capitale ha speso miliardi per salvare il sistema creditizio,
con un trasferimento di risorse enorme, e sul versante industriale assistiamo ad un processo di ristrutturazione
pesantissimo, che accentua la condizione di subordinazione del lavoro della fase precedente (delocalizzazioni, precarietà, abbassamento del costo del lavoro, ecc.). C’è un uso politico della crisi da parte delle classi dominanti per spostare in senso ancora più regressivo i rapporti di classe: gerarchie,
poteri, sfruttamento.
In Italia, la riduzione dell’occupazione sta iniziando solo adesso: l’aumento del ricorso alla cassa integrazione, anche quella in deroga, è stato massiccio e fra poco, con il prossimo autunno, le Cig cominceranno
a finire e inizierà la questione della perdita reale dei posti di lavoro.
Il governo italiano non sta facendo politiche anticicliche per uscire dalla crisi. Le destre stanno gestendo l’impoverimento produttivo e sociale
del paese con un attacco brutale al sindacato di classe per distruggere il contratto nazionale e
costruire un sistema neocorporativo basato sulla precarizzazione e sui bassi salari. Non esistono politiche industriali, si taglia la spesa pubblica, si producono licenziamenti, si privatizzano i servizi pubblici, si aggredisce l’ambiente. Questa scelta si coniuga con l’attacco al bilanciamento dei poteri, alle libertà e ai diritti civili e si connette con il razzismo e l’omofobia. Il governo usa la crisi come “crisi costituente”, per arrivare alla gestione
autoritaria del conflitto sociale, riducendo la democrazia, i diritti socialie civili, imbarbarendo il paese.
Il ruolo di Rifondazione Comunista
Occorre quindi cogliere la novità della fase e dotarsi di un progetto politico all’altezza dello scontro.
Occorre ridefinire con precisione qual è il ruolo che intendiamo giocare, quale è la nostra proposta
su cui costruire un alternativa di società.
La sfida, in questa crisi costituente, è quella di avere un ruolo - e una proposta - all’altezza di quello svolto
dalla sinistra in passaggi decisivi e nelle grandi fasi di trasformazione del Paese. Questo a partire dalla
constatazione della grande disponibilità di lotta che a partire dalla Innse registriamo tra i lavoratori. Dagli
operai delle fabbriche in crisi ai precari della scuola.
Costruire l’opposizione a partire dalla centralità del conflitto sociale
L’estremismo del governo (quello italiano è l’unico in Europa che non ha confini a destra) produce
contraddizioni anche con pezzi delle classi dominanti. Il conflitto con il Vaticano e la non consonanza
completa con Confindustria si aggiungono al contrasto con Fini.
Le ipotesi politiche, sul versante centrista cattolico o di una destra
europea liberale, rappresentano
contraddizioni utili e da approfondire,
evitando però di “arruolarci”
dentro questo schema, che è tutto
interno ai poteri forti.
Noi dobbiamo investire sulle contraddizioni
sociali e sulla costruzione
di movimento. Il governo populista
di destra, mal sopporta di avere
parti importanti del popolo contro
di lui. Per questo dobbiamo
operare per costruire un grande
movimento di opposizione sociale.
In questa direzione, importante è la
manifestazione di sabato 19 sulla libertà
di informazione. Dobbiamo
starci con il nostro profilo autonomo,
contro Berlusconi ma non certo
per arruolarci al partito di repubblica,
che oscura conflitto sociale e
sinistra politica quanto la destra.
Dobbiamo stare dentro la costruzione
del conflitto in modo certosino,
attento e programmato. Dobbiamo
progettare interventi nei
luoghi di conflitto in maniera maggiormente
strutturata. Non solo la
partecipazione ai presidi, ma anche
volantinaggi, coinvolgimento della
cittadinanza, manifestazioni territoriali,
uso della nostra presenza
istituzionale per intervenire dentro
le vertenze, capacità di allargamento
del conflitto, di costruzione di
coscienza e del blocco sociale. Non
basta essere quelli che portano la
solidarietà alle lotte. Dobbiamo essere
riconosciuti dai lavoratori non
solo perché andiamo davanti ai
cancelli, ma perché siamo utili ad
allargare il movimento.
Dobbiamo costruire i comitati contro
la crisi nei territori, dobbiamo
stare dentro i conflitti con l’obiettivo
politico della costruzione di un
grande movimento di massa per
un’uscita a sinistra dalla crisi. Questo
è il nostro impegno politico
prioritario.
La modifica necessaria del funzionamento
del partito al centro e nei
territori deve servire a questo scopo:
essere capaci di interagire con
rapidità, competenza, continuità
con le vertenze di lavoro, quelle
ambientali, le lotte metropolitane.
E’ evidente che bisogna costruire
una piattaforma generale che provi
ad essere organica: estensione della
cassa integrazione, salario sociale,
blocco dei licenziamenti, riconversione
ambientale delle produzioni,
sovranità alimentare, riduzione dell’orario,
ecc. Allo stesso tempo,
dobbiamo rideclinare degli obiettivi
di fase per affermare come si esce
dalla crisi da sinistra: redistribuzione
del reddito e degli orari di lavoro,
riconversione ambientale dell’economia,
non come uno slogan
ma come un progetto reale e concreto
di cambiamento. Dobbiamo
fare la Conferenza delle lavoratrici
e dei lavoratori per puntualizzare
questi obiettivi e per tentare punti
di connessione dei vari conflitti.
Così come dobbiamo costruire una
proposta per le elezioni regionali –
a cui dedicheremo la prossima riunione
della Direzione nazionale –
che abbia al centro i nodi dell’uscita
dalla crisi.
La crescita del conflitto sociale è
quindi il punto decisivo della nostra
iniziativa politica e dobbiamo
stare in modo consapevole dentro
tutte le costruzioni di movimento.
In questo quadro fondamentale è il
ruolo della Cgil e del sindacalismo
di base. Alla Cgil dobbiamo chiedere
di uscire dal guado; il suo livello
di scontro con il governo e i
padroni non si traduce in una politica
sindacale, della confederazione
e delle categorie (con eccezioni significative,
come il caso della
Fiom, cui va tutto il nostro sostegno)
in grado di reggere quello
scontro. Il congresso deve servire a
questo cambio di passo e propongo
di dar mandato al Dipartimento
Lavoro di istruire una discussione
seria e approfondita tra i compagni
e le compagne della Cgil.
Costruzione
della Federazione
della sinistra di alternativa
E’ il secondo punto della nostra
iniziativa politica. Risponde ad una
domanda di unità a sinistra che è
molto forte: una sinistra di alternativa
che finalmente inverta la tendenza
suicida alle divisioni, ponendosi
l’obiettivo di ricostruire una
massa critica sufficiente per incidere
nel paese. Proponiamo, cioè,
dentro lo schema delle due sinistre,
la costruzione di un polo della sinistra
di alternativa, autonomo dal
Pd e alternativo al suo progetto
strategico. Questa federazione la
vogliamo costruire con due caratteristiche
fondamentali: senza rinunciare
alla nostra identità di comunisti
e attraverso un processo partecipato,
che parta dal basso, rivolto a
tutti coloro che si collocano nell’area
della sinistra di alternativa. La
federazione non è l’unificazione di
Prc, Pdci e Socialismo 2000. Nella
Federazione, i partiti comunisti ci
stanno naturalmente, a pieno titolo,
ma dobbiamo coinvolgere come
protagonisti, da subito, tutti coloro
che dentro i nostri partiti non
ci sono. Insomma, non pensiamo
alla Federazione come la sommatoria
di Prc, Pdci e Socialismo 2000
più un po’ di indipendenti di sinistra.
Dobbiamo rivolgerci a quella
sinistra diffusa che, concretamente,
nei sindacati, sui posti del lavoro,
nelle lotte metropolitane, nelle vertenze
ambientali è protagonista
delle lotte. Costruire la federazione
con i protagonisti del conflitto sociale
nell’intreccio tra questo e prospettiva
politica. Altrimenti, il rischio
è che la federazione assuma
un profilo politicista, una specie di
Arcobaleno con la falce e martello.
Non è questo il nostro compito.
Per questo propongo la costruzione
nei territori di assemblee dal
basso, che coinvolgano tutti i soggetti
disponibili ad avviare il processo.
La federazione va costruita
in modo largo, senza inutili settarismi.
A livello centrale occorre
costituire gruppi di lavoro su una
bozza di regole e di manifesto politico.
A fine novembre, ci sarà
una nuova assemblea nazionale,
per far partire il processo di costruzione
della Federazione in un
percorso democratico: un tesseramento,
regole condivise, un manifesto
politico.
Una proposta politica
contro il bipolarismo,
per il proporzionale
Dobbiamo rilanciare la battaglia
politica contro il bipolarismo, che
negli ultimi anni abbiamo lasciato
un po’ perdere. Il bipolarismo rende
impermeabile il sistema politico
al conflitto sociale e rende difficilissima
la costruzione di una sinistra
autonoma dai poteri forti e dalle
socialdemocrazie. Un film che abbiamo
già visto: per cacciare le destre
ti costringono a fare l’accordo,
poi, però, dentro la pratica di governo,
prevalgono le logiche moderate
dei poteri forti e la gente si delude.
Se, al contrario, non fai l’accordo,
ti accusano che fai vincere le
destre. Dobbiamo rompere questo
schema, per noi devastante. Per
questo, diciamo chiaramente: non
ci sono i presupposti per un governo
di programma con il centro sinistra
ma siamo interessati a sconfiggere
Berlusconi e il bipolarismo.
Proponiamo di battere Berlusconi
per sconfiggere il bipolarismo, non
per governare con l’Udc. Per questo
lanciamo all’opposizione la proposta
di un accordo per una brevissima
legislatura di salvaguardia costituzionale
su due punti: legge elettorale
proporzionale e legge sul
conflitto di interessi. Una proposta
che insieme serve a sconfiggere Berlusconi
e il bipolarismo.
Abbiamo una proposta politica sul
conflitto sociale (un movimento di
massa per l’uscita da sinistra dalla
crisi) e una proposta sull’aggregazione
politica per la sinistra (la Federazione
della Sinistra di Alternativa).
Dobbiamo averla anche sul
terreno più propriamente istituzionale
per dire come pensiamo che si
possa battere Berlusconi e farla finita
con questa sciagurata seconda repubblica.
La centralità del progetto
della Rifondazione
Comunista
Rifondazione rimane per l’oggi e il
domani all’interno della costruzione
federazione. Non è una questione
burocratica, ma sostanziale. Pensiamo
che la rifondazione comunista
sia essenziale per l’analisi del
capitale e per costruire un progetto
di trasformazione sociale. Dobbiamo
sostanziare questa affermazione.
Fino a oggi, nella nostra vicenda,
abbiamo declinato la rifondazione
essenzialmente dal versante
della critica alle idee, alle culture,
alle esperienze del passato. L’abbiamo
declinata, cioè, dal versante di
ciò che non vogliamo che sia e questo
è stato un lavoro decisivo e che
rivendichiamo. Oggi però dobbiamo
avviare una nuova fase: la costruzione
di un processo della rifondazione
per affermare quale
idea abbiamo della trasformazione
sociale e della ricostruzione di senso
della politica.
La gestione unitaria
del partito
Per fare tutto questo è necessaria la
gestione unitaria del partito, realizzando
il deliberato dell’ultimo
Cpn. Come maggioranza di Chianciano,
già al congresso avevamo auspicato
la gestione unitaria, che allora
non fu possibile praticare perché
la proposta venne rifiutata. In
questi mesi, la situazione non è stata
ferma. A partire dalla conferma
della linea definita a Chianciano,
proponiamo uno sviluppo che abbiamo
costruito insieme a partire
dalla federazione della sinistra di alternativa.
La proposta di gestione
unitaria e di allargamento della segreteria
è fatta a maggioranza dell’attuale
segreteria. Io chiedo a tutti/
e gli attuali compagni/e della segreteria
di rimanere, allargando la
segreteria a due compagne e compagni
della mozione due. Le differenze
non sono scomparse, ma abbiamo
le condizioni che permettono
di far si che la gestione possa essere
di tutti e per tutti. Vogliamo
chiudere con la logica del congresso
di Venezia e la gestione maggioritaria
del partito per cui a chi non
era d’accordo veniva mostrata la
porta. E per chiudere così la contrapposizione
frontale del congresso
di Chianciano, confermando
quell’impianto politico, arricchito
dai nuovi elementi descritti. Vi
chiedo quindi di approvare la proposta
della gestione unitaria.
giovedì 17 | settembre 2009 | 1I
COMITATO POLITICO NAZIONALE - ROMA 12-13 SETTEMBRE 2009
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