Da Liberazione del 16 settembre 2009: "Rosy Rinaldi, sei entrata in segreteria ma già da qualche mese sei responsabile del settore informazione. E quindi la prima domanda è sull'iniziativa del 19 settembre... Abbiamo aderito alla manifestazione per contrastare qualsiasi ulteriore attacco alla libertà di opinione. "Noi il bavaglio non lo vogliamo da nessuno!" sarà il nostro slogan. Abbiamo forti critiche da muovere al sistema dell'informazione e a come questo non si libera da certi schemi. Tuttavia pensiamo che il 19 ci sia una libertà di fondo da difendere. La pratica dell'intimidazione a Report la dice lunga su cosa sta accadendo in Italia. Il tema in discussione è la libertà di conoscenza e di sapere dei cittadini. Siamo davvero di fronte a un'azione autoritaria. Portiamo tutti però un peccato originario, ovvero la mancata soluzione del conflitto di interessi. Passiamo ai temi interni al Prc. Quale è il percorso che vi ha portato dalla "mozione due", poi in parte uscita, alla presenza in segreteria nazionale dentro un patto di gestione unitaria? Abbiamo contrastato la scissione già prima del congresso di Chianciano, non ritenendo che fosse utile ad un allargamento dell'efficacia della politica di sinistra. Non a caso ci chiamiamo come area "Rifondazione per la sinistra", perché riteniamo che Rifondazione sia necessaria ad un processo unitario e plurale a sinistra. Gestione unitaria vuol dire una precisa assunzione di responsabilità, ovvero un confronto basato sul merito delle questioni. E' evidente che le elezioni hanno dimostrato che non c'è un'autosufficienza del partito da solo né un'autosufficienza dei partiti da soli, sia per l'aggregazione che siamo riusciti a costruire, sia per "Sinistra e libertà". Tutta questa discussione intorno alla costruzione dei contenitori più che dei veri e propri contenuti politici allontana i nostri elettori. Le scelte del Prc per le europee sono state del tutto insufficienti, ma non ci siamo soffermati sulla drammatizzazione del capro espiatorio. Cosa è cambiato dal congresso ad oggi? Sono intervenuti due elementi: da un lato, la sconfitta alle elezioni europee. Non c'è un abracadabra che ci salva. Sia quando abbiamo presentato il simbolo che quando non l'abbiamo presentato, con l'Arcobaleno, non ce l'abbiamo fatta. Poi al tempo del congresso non c'era la crisi economica. Tuttavia, si intravede qualche primo segnale di uscita da una lunga fase di passivizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici, lotte in cui Rifondazione è presente. Terzo, c'è il processo costituente della federazione. Come processo, e non come contenitore che tira il cordoncino intorno a due tre organizzazioni politiche. Un processo che muove dal basso e rende partecipi anche i soggetti presenti nel territorio e le associazioni. E' bene che noi parliamo di una gestione unitaria e plurale. E quindi della possibilità di una gestione che ci trova d'accordo sui bisogni fondamentali e marca un cambio di passo rispetto al passato. Questo partito per troppo tempo è stato litigioso al proprio interno e bloccato nella sua efficacia da una pratica correntizia. Penso che il messaggio che mandiamo al partito non è un editto o una circolare ma di guardare a un interesse radicato nel territorio, cioè la costruzione di una alternativa di società. Finiranno le correnti nel Prc? Un conto è la pratica correntizia, un conto la presenza di aree politiche culturali. Se le aree si scioglieranno lo vedremo in un percorso lungo. All'orizzonte si profila la fine del bipolarismo. Quali prospettive per la sinistra? Il dibattito sulle due sinistre è piuttosto fuorviante. Il Pd dal centro diventa sempre più una forza moderata. La sinistra è stata frantumata esattamente da un lato dentro l'autosufficienza veltroniana e dentro il bipolarismo in cui i due poli per potersi somigliare tentano di sottrarsi elettorato. Per questo penso e sono d'accordo sul fatto che il bipolarismo sia la forma che dobbiamo non solo superare ma contrastare perché abbassa la partecipazione e rende ininfluente le istanze sociali. Occorre un sistema proporzionale in grado di rappresentare tutte le parti della società e non di cancellarle." di Fabio Sebastiani Condividi