Da Liberazione del 16 settembre: "Sì, siamo in piena emergenza democratica. Ragion per cui partecipare a una manifestazione per la libertà d'informazione è necessario e doveroso. Altrettanto auspicabile è che l'appuntamento del prossimo 19 si configuri come una tappa che ci avvicini alla fine del governo più indecoroso della storia della Repubblica. Del quale, a mio avviso, gli scandali sessuali sono espressione coerente: se si governa dispoticamente un paese come fosse la propria fabbrichetta in Brianza, se si ignorano e si calpestano il senso del proprio ruolo pubblico e le regole più elementari della vita democratica, se si pratica il mercimonio come strumento sommo di governo, il corollario prevedibile è la mercificazione dei corpi femminili e lo scambio sesso-potere. Dunque, in questo dissento da Liberazione : gli scandali sessuali del premier non sono robetta poco nobile, indegna di informazione e di riflessione politica. Anche perché essi rispecchiano ciò che il Paese è diventato o forse è tornato a essere: l'italietta qualunquista e fascistoide, pronta a identificarsi nello stile incolto, grezzo, machista e nelle imprese - sessuali e non - di qualsiasi ometto piccoloborghese che gli azzardi della storia facciano emergere. Non illudiamoci: una buona parte degli italiani continua a immedesimarsi nell'ex venditore porta a porta che ha fatto fortuna. Si potrà pure far cadere il quarto governo Papi, ma resterà il berlusconismo. Poiché esso è stato ed è - come più volte ho scritto - una pedagogia delle masse che ha finito per influenzare cultura e costume dello stesso centrosinistra, il quale a sua volta lo ha favorito, incrementato, imitato.
Certo, è urgente esigere che siano garantiti diritto e libertà d'informazione. Ma non perché il quotidiano che oggi si illustra per l'ammirevole pervicacia della sua campagna antiberlusconiana possa ritornare allegramente a orchestrare campagne contro gli immigrati, facendosi megafono del razzismo democratico al governo e mascherandosi dietro l'opinione di un altro ometto piccoloborghese, l'ormai mitico signor Poverini.
Sì, si deve riaffermare - e non retoricamente - il valore fondante della Costituzione antifascista. E in quest'ottica rimettere al centro dell'informazione e del dibattito politico la questione sociale in tutte le sue declinazioni: dai diritti del lavoro a quelli dell'istruzione e della cultura. E non solo: il razzismo, l'omofobia, la mercificazione e la violenza contro le donne - che hanno la medesima matrice - sono diventati tratti strutturali dell'italietta leghista-berlusconiana. C'è un banco di prova per misurare se chi oggi grida all'emergenza democratica sarà disposto, anche dopo Berlusconi, a difendere la Costituzione e i diritti di tutti/e, pure degli omosessuali e dei migranti: la manifestazione nazionale antirazzista del 17 ottobre. Saremmo più tranquilli se chi ha promosso l'appuntamento del 19 settembre e almeno una parte dei 350mila che hanno sottoscritto l'appello di Repubblica aderissero anche a quel corteo."
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