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di Anna Maria Bruni E’ un No netto quello di Federmeccanica alle proposte della Fiom. La lettera, giunta ieri nel tardo pomeriggio al termine del Consiglio direttivo dell’associazione degli industriali di categoria, sancisce definitivamente la rottura. Non solo perché viene respinta la proposta di “sospendere” l’applicazione dell’accordo separato, ma anche e soprattutto perché dice chiaramente che “ritiene che la richiesta di “blocco dei licenziamenti” sia in sé inaccettabile” perché “esporrebbe le imprese che necessitano di ristrutturare gli organici a morte sicura”. Una dichiarazione che chiarisce definitivamente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, gli obiettivi che Confindustria tutta sta perseguendo dalla stipula dell’accordo separato, e che inevitabilmente deflagrano con il rinnovo dei contratti. La necessità di scaricare la crisi sul costo del lavoro è così sancita, e la disponibilità espressa in fondo alla lettera ad aprire “un confronto” sullo sviluppo industriale, mettendo a tema “il ruolo e le prospettive dell’industria metalmeccanico”, fuori dal contesto della trattativa, diventa un fatto del tutto formale. La sottolineatura poi del “fatto che occorrano interventi di alleggerimento strutturale del prelievo fiscale e parafiscale sul lavoro”, dove non si fa alcun riferimento al governo, che viene invece citato per apprezzare “gli stanziamenti effettuati” in materia di ammortizzatori sociali, e “le modifiche normative apportate” che, secondo Federmeccanica, “si stanno dimostrando efficaci”, ne fa un atto politico. Bocciata la proposta Fiom di una richiesta congiunta verso il governo, l’associazione coglie l’occasione per schierarsi con gli interventi della maggioranza, assicurandosene una volta di più la copertura per procedere con la medesima politica di stravolgimento del mondo del lavoro. La risposta della Fiom non si è fatta attendere. “La scelta dell’accordo separato con alcune organizzazioni sindacali, che non hanno nessun mandato democratico da parte delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, e quella di prefigurare possibili ulteriori licenziamenti rappresentano un atto di arroganza intollerabile”. Il segretario generale Gianni Rinaldini è secco. “Non siamo disponibili ad accettare la negazione del diritto democratico delle lavoratrici e dei lavoratori di decidere sulle loro condizioni retributive e normative”. Per l’ennesima volta Rinaldini, prosegue la nota, invita a “un referendum sulle due piattaforme – precisa – il cui esito sia vincolante per tutte le organizzazioni sindacali”, altrimenti “la Federmeccanica si assume per intero la responsabilità di legittimare un comportamento che rappresenta una messa in discussione della Costituzione materiale del nostro Paese”. Lo sciopero generale di 8 ore della categoria per il 9 ottobre, per l’occupazione e contro i licenziamenti, per la democrazia e “per il rinnovo del biennio economico”, è confermato. Condividi