Il principale terreno di iniziativa politica è quello della costruzione dell’opposizione sociale. Il governo ha meno difficoltà a reggere lo scontro politico ma è invece assai vulnerabile sul terreno sociale. I caratteri populistici del berlusconismo reggono la polemica politica, assai meno la contestazione scoiale. Anche per questo motivo, l’organizzazione consapevole del conflitto sociale è la nostra priorità politica di fase.
Le vertenze, le mobilitazioni e le pratiche di conflitto delle ultime settimane segnano un punto di svolta anche sul terreno simbolico. L’azione collettiva può tornare ad essere nella coscienza di massa strumento efficace per il cambiamento: il caso della INNSE ha evidenziato in modo plastico questa possibilità.
E’ quindi decisivo che le lotte per l’occupazione non vengano lasciate sole, che si costruisca il massimo di visibilità della lotta, di solidarietà attorno ad esse.
La costruzione di una efficace risposta di lotta, fabbrica per fabbrica, provveditorato per provveditorato, quartiere per quartiere è un punto di partenza decisivo per arrivare alla connessione delle lotte, alla costruzione dei comitati unitari contro la crisi e di un movimento politico di massa per l’uscita dalla crisi da sinistra.
Il blocco dei licenziamenti, l’assunzione dei precari nella scuola e nel pubblico impiego, l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori e le lavoratrici che perdono il posto di lavoro, la creazione di un salario sociale per le/i disoccupate/i, la richiesta di un aumento salariale e del trattamento pensionistico generalizzato, la lotta alla precarietà, sono i punti principali della costruzione di un movimento di massa che coinvolga lavoratrici/ori, occupate/i, cassaintegrate/i, licenziate/i, disoccupate/i. La costruzione di un movimento di massa è l’obiettivo, il suo punto di partenza sono le singole lotte.
Il partito deve ritrovare la sua utilità sociale dentro questo processo.
Così come è fondamentale il ruolo della Cgil e dei sindacati di base.
Per la CGIL è necessaria una chiarificazione di fondo che la faccia uscire dal guado. Nella situazione attuale infatti la Cgil si oppone giustamente alle politiche del governo ma senza mettere in campo una politica sindacale in grado di costruire i rapporti di forza con cui contrastare il governo.
Il punto su cui riteniamo necessario lavorare è quello della massima unità delle forze politiche e sindacali nella costruzione di una efficace mobilitazione sociale contro la crisi, il governo e la Confindustria.
La cura nella costruzione delle lotte, la proposizione delle forme di lotta più radicali come più efficaci, la definizione della piattaforma sindacale più avanzata costituiscono punti decisivi ma non sufficienti: occorre avanzare una proposta di uscita da sinistra dalla crisi che abbia le caratteristiche dell’alternativa, di un diverso progetto di società, la cui qualità non è misurabile in termini di PIL. Di fronte al fallimento della globalizzazione capitalistica abbiamo l’obbligo di proporre una alternativa al berlusconismo e ai cedimenti e ai balbettii della sinistra moderata e populista. La costruzione delle lotte e del progetto di alternativa sono i terreni su cui partire per costruire l’unità di tutte le forze della sinistra anticapitalista. C’è uno spazio enorme lasciato vuoto da un PD che non sa produrre una opposizione efficace avendo proposto per oltre un decennio una versione morbida del neoliberismo che ci ha portati dentro la crisi.
Il progetto di uscita a sinistra dalla crisi si deve basare su alcuni punti di fondo: redistribuzione del reddito e lotta all’evasione fiscale, redistribuzione del lavoro con riduzione dell’orario di lavoro, intervento pubblico in economia finalizzato ad una riconversione ambientale e sociale della produzione, superamento della divisione sessuata del lavoro di riproduzione sociale, allargamento dei beni comuni, drastica riduzione delle spese militari e riconversione dell’industria bellica.
In questa prospettiva dobbiamo avanzare alcune proposte di legge su cui fare una campagna di massa: estensione degli ammortizzatori sociali alle categorie di lavoratrici e lavoratori che attualmente ne sono escluse e salario sociale alle/ai disoccupate/i; superamento della legge 30 e della Bossi Fini; contrasto alle delocalizzazioni produttive; estensione e miglioramento della Prodi bis con previsione dell’intervento pubblico nella gestione delle aziende in crisi; difesa del contratto nazionale e estensione della democrazia sui posti di lavoro; piano di riconversione ambientale delle produzioni; rilancio della sanità pubblica; piano di manutenzione straordinaria degli edifici pubblici e loro alimentazione con energia solare.
Questi contenuti programmatici, di contrasto alla crisi e di rilancio del welfare, devono anche costituire il terreno su cui aprire il confronto nella sinistra e incalzare il centrosinistra in vista delle elezioni regionali.
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