Furio.F.Benigni
Domani, 13 settembre,a Bocchetta di Margosio nel biellese il culto Valdese ha organizzato un raduno per ricordare le gesta di fra Dolcino, della sua compagna Margherita Boninsegna e dei suoi seguaci.
Ma chi era fra Dolcino al secolo,(probabilmente), Davide Tornielli, evocato dal cellario Remigio da Varagine,nel celebre romanzo (e film) Il nome della rosa, mentre bruciava sul rogo della “santa”inquisizione,insieme al suo aiutante Salvatore, per il loro passato di seguaci dolciniani? Le notizie storicamente accertate sono poche ed incerte, ma soprattutto provenienti da fonti prevalentemente di parte avversa. Secondo la chiesa cattolica era, e lo è tutt’ora, un eretico che, con” la legge falsa” predicava, disturbava la fede e la vita pacifica dei sudditi. Sempre secondo la chiesa, i suoi seguaci erano dei delinquenti dediti al saccheggio e alla depredazione di beni altrui. Dall’altra parte,si ricorda fra Dolcino come riformatore della chiesa e, soprattutto,un precursore dei principi salienti della Rivoluzione Francese e delle idee socialiste.
Il 6 aprile 1907 un giornale biellese,chiaramente di sinistra,scriveva “Il nome di fra Dolcino, di quell’anima eroica che,in tempi di pieno, barbarico dominio della chiesa, ebbe il coraggio di insorgere contro la superstizione, il dispotismo e le nefandezze cattoliche e che come tutti i precursori del libero pensiero vissuti nei tempi tenebrosi del governo papale scontò con l’estremo supplizio il suo amor di libertà, nella rievocazione delle più sacre memorie,balza fuori a vita novella”. (Storia in network)
I concetti della teoria dolciniana possono essere così sintetizzati:
Abbattimento della gerarchia ecclesiastica e ritorno alle sue origini di umiltà e povertà;
Abbattimento dell’oppressivo sistema feudale;
Liberazione umana da ogni costrizione e da qualsiasi potere costituito;
Organizzazione di una società paritaria, di mutuo e reciproco aiuto, di comunione dei beni e PARITA’ DI DIRITTI FRA UOMO E DONNA.
Da questi concetti emerge più che in riformatore della chiesa un autentico rivoluzionario che anticipando i tempi di parecchi secoli non poteva, purtroppo, che uscirne sconfitto.
Seriamente preoccupati,soprattutto per i numerosissimi proseliti che stava facendo e del collegamento con i ribelli valsesiani, insofferenti verso il sistema feudale tanto da rifiutare di pagare i balzelli e le decime, i vescovi di Vercelli e Novara gli mossero guerra con una crociata bandita da Clemente V. Dopo lunga ed eroica resistenza da parte del “popolo” dolciniano, lo assediarono sui monti Rebello, Tirlo e Civetta. Il 23 marzo 1307 i crociati espugnarono le postazioni dolciniane uccidendo tutti i sopravvissuti e catturando vivi fra Dolcino, Margherita e il suo luogotenente Longino Cattaneo.
Margherita fu arsa viva a Biella, sulla riva del Cervo, sotto gli occhi di Dolcino. Subito dopo vennero arsi vivi Dolcino a Biella e Longino a Vercelli. Dolcino fu torturato in pubblico sopra un carro: con tenaglie arroventate gli vennero strappati naso e genitali, ma dalle cronache del tempo si apprende che non emise neppure un grido di dolore.
Nel 1907, in occasione del settecentesimo anniversario dell’eccidio, sui luoghi dell’ultima battaglia fu eretto un obelisco alto 12 metri abbattuto dai fascisti nel 1927 e ricostruito nel 1974.
Sembra che Dolcino ai suoi aguzzini che gli chiedevano di pentirsi prima di presentarsi a Dio abbia risposto che dopo tre giorni sarebbe risorto. Dolcino non è ovviamente risorto, ma il suo messaggio politico comprende principi che non potranno essere “uccisi” mai da nessuno.
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