CITTA' DI CASTELLO - “Semplificare le tutele formali e rendere cogenti le tutele reali” è una della priorità che si pone il Piano paesaggistico regionale, attualmente in fase partecipativa. Il primo incontro con i territori si è svolto stamattina (venerdì 11 settembre) nella sala del Consiglio di Città di Castello dove aprendo i lavori il sindaco tifernate Fernanda Cecchini ha chiesto “una riflessione su strumenti e metodi dell’attività amministrativa che spesso concentra nella burocrazia risorse umane e temporali, non valorizzando adeguatamente il livello del controllo, depotenziando cioè i vincoli e le garanzie che le normative introducono. Questa correzione di metodo è, alla pari con una avveduta gestione della nostra risorsa paesaggistica, una strada per essere vicini ai cittadini e ad una pianificazione corretta del territorio”.
Illustrato dai curatori, Alberto Clementi e Gianluigi Nigro (cui è stata affidata anche la variante generale al Prg di Città di Castello), “Il piano paesaggistico regionale” ha detto l’assessore umbro all’Ambiente Lamberto Bottini “mira a governare le trasformazioni, mantenendo i caratteri identitari, la qualità e la diversità del territorio. Il contributo delle comunità locali sarà un elemento discriminante nella scrittura definitiva del piano, che vogliamo approvare l’arco di pochi mesi. Il piano, come indicato dalla legge che lo precede (13/2009 ndr), dovrà dare certezze allo sviluppo sostenibile, predisponendo culturalmente ad una nuova distribuzione delle competenze e ad una nuova gestione del territorio. Abbiamo bisogno di condividere questo percorso perché la cornice paesaggistica è il nucleo della nostra identità e delle priorità che vogliamo perseguire nel governo delle peculiarietà ambientali, architettonici e infrastrutturali. In questo senso dobbiamo alleggerire il sistema di vincoli poco efficaci e concentrare le normative su indirizzi, direttive e prescrizioni che rendano chiaro ed ineludibile ciò che si può fare e ciò che è vietato”.
“L’Umbria è una regione fortunata” ha dichiarato Francesco Scoppola, soprintendente regionale per i Beni architettonici e paesaggistici, perché non si sono verificati conflitti di attribuzione con lo Stato sul governo del territorio, permettendo all’uno e all’altra di muoversi insieme. Tuttavia rimangono dei nodi fondamentali da sciogliere: in primo luogo la salvaguardia dei paesaggi integri, che si stanno assottigliando, pur se numericamente aumentano le zone sottoposte ad un qualche vincolo. Bosco, agricoltura tradizionale e città storiche devono essere monitorate per evitare forme improprie di trasformazione o di intervento”. Citando nella revisione di alcune procedure formali un altro campo di intervento, Scoppola ha concluso chiedendo “di andare incontro agli interessi diffusi, valutando bene l’interesse espresso dai gruppi, dal cumulo di cittadini. Bisogna bilanciare le aspettative di una porzione della società rispetto all’insieme, prima di domandarci che cosa succederebbe se non introducessimo prescrizioni. E quando il piano sarà perfezionato dovrà anche essere blindato, restringendo il margine di manovra e governando il mercato attraverso regole e campioni ben precisi”.
Alla platea, formata prevalentemente da tecnici ed amministratori, Clementi e Nigro hanno sintetizzato il lavoro di ricerca e di sintesi su cui è stato costruito il piano, precisando che “la definizione di regole ed indirizzi di carattere generale devono portare alla convergenza delle politiche di settore e coinvolgere gli attori istituzionali nella programmazione. Senza questa sinergia il piano non potrà svolgere i suoi effetti per la conservazione e la riqualificazione del territorio”. Scendendo nello specifico il quadro generale parte dal sistema delle acque “telai che connettono i diversi paesaggi dell’Umbria” per intersecarsi con le infrastrutture “intorno a cui si è costruito senza la dovuta sensibilità e mettendo a rischio paesaggi che sono andati in alcuni casi perduti”. “Dobbiamo convincere le istituzioni” hanno aggiunto i due architetti “che tra gli spazi storici e la modernità non c’è iato e che spesso un’iperutilizzazione del paesaggio provoca gli stessi danni di un paesaggio abbandonato. Fronteggiare il degrado delle zone marginali e le aree della quotidianità urbana sarà una delle operazioni principali indicate nel piano, insieme all’intervento sui paesaggi transfrontalieri, come in Alto Tevere, dove la scala di valutazione per capire che cosa fare non può che essere sovraregionale. Il concetto da veicolare, nel momento in cui il piano diventerà esecutivo, corrisponde alla filosofia più alta di questo atto di programmazione: far capire ai cittadini, ai fruitori diretti delle scelte, che ciò che rende competitiva la loro economica, alta la loro qualità di vita è il patrimonio paesaggistico locale”.
Il ciclo di incontri, organizzato dalla direzione “Ambiente e territorio” della Regione, nei prossimi giorni prevede assemblee a Perugia e Terni.
Saturday
12/09/09
20:33