"Vedo il Pdl come una casa aperta dove ci si può serenamente e liberamente confrontare senza alcun pericolo di anatemi od ostracismi". Lo ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani, nel suo intervento a Gubbio. "La politica non deve perdere l'ambizione di sognare progetti e anticipare soluzioni, deve rafforzare la sua dimensione culturale e, insieme, deve nutrirsi di una profonda carica etica. Il Pdl possiede tutte le capacità: lo dimostra la nostra storia, il nostro percorso politico".
Ieri, Gianfranco Fini aveva chiesto più dibattito e confronto interno. Schifani sostiene che "le varie anime che compongono il Pdl hanno piena ed ampia libertà di espressione". "Si tratta - ha aggiunto - di una prerogativa che sta alla base di ogni partito liberale, dove il confronto di idee costituisce garanzia e un percorso attraverso il quale poter arrivare alla migliore scelta politica condivisa". Questo fa sì, per Schifani, che "possono convivere posizioni a volte diverse su temi etici, per i quali e' stata sempre e comunque riconosciuta libertà di coscienza". "Ma sui temi strategici della politica italiana - sostiene ancora - tutti noi abbiamo sempre assistito a comuni vedute, dopo ampi e liberi dibattiti. Dibattiti ai quali ha anche preso parte una classe dirigente che, negli anni, si è formata e cresciuta, grazie alla quale abbiamo potuto raggiungere grandi successi elettorali e politici. Di ciò dobbiamo andarne fieri".
IL VOTO AGLI IMMIGRATI "Non possiamo e non dobbiamo accettare che frange, seppur estremamente limitate, del nostro paese, possano nutrire atteggiamenti di ostilità o ancora peggio di razzismo. Non possiamo e non dobbiamo accettare chi assume atteggiamenti di intolleranza, dobbiamo bandirli e censurarli pesantemente". "Ho ancora impressa -ricorda il presidente del Senato- l'immagine dell'indiano ustionato da alcuni balordi e tuttora sottoposto a innumerevoli interventi chirurgici per poter tornare a vivere un'esistenza normale". "Non entro nel merito dello ius soli e dello ius sanguinis. Voglio soltanto ricordare che la legge del governo Amato sul diritto alla cittadinanza è del 1992 per cui non la si può considerare superata dai tempi".
Vota chi è cittadino italiano". Con tanti saluti alla richiesta di Fini che ha più volte chiesto la concessione del voto agli immigrati regolari che vivono, lavorano e pagano le tasse nel nostro Paese. Giammai, dice Schifani: "Mi riesce difficile condividere l'attribuzione del diritto di voto sulla base del semplice possesso di un permesso di soggiorno. Non esistono diritti di voto più o meno importanti come quello amministrativo che possano essere esercitati senza la cittadinanza"
LA LOTTA ALLA MAFIA Il presidente del Senato Schifani POI mette in guardia invece dai magistrati che, “seguendo percorsi contorti e nebulosi ed avvalendosi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia che parlano per sentito dire, tendono a riproporre teoremi politici attraverso l’evocazione di fantasmi di un passato lontano che avrebbe visto congiure contro il regolare assetto delle istituzioni”. Il presidente del Senato ha invece speso elogi per la Magistratura che “si occupa del contrasto diretto e senza quartiere alla Mafia per distruggerne l’organizzazione territoriale, sradicandone le sue radici velenose e profonde”.
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