venturi.jpg
Sarà probabilmente necessario attendere il 2013 per rivedere il livello dei consumi pre-crisi secondo le previsioni di Confesercenti-Rif illustrate oggi a Perugia. ''E per raggiungere il medesimo livello dei consumi in termini pro-capite si rischia di dovere arrivare al 2015'' è emerso dalla relazione illustrata dal presidente Marco Venturi. Secondo la Confesercenti ''di fatto i consumatori italiani, dopo un biennio 2008-2009 in cui non hanno subito tutte le conseguenze della crisi, si confrontano con la prospettiva di un biennio 2010-2011 in cui non trarranno benefici dalla fase di ripresa''. ''La dinamica dei consumi cumulerebbe quindi fra il 2008 e il 2009 - è stato detto - una caduta di oltre tre punti percentuali, di cui solo la metà verrebbe recuperata nei due anni successivi''.Dallo studio di Confesercenti emerge che ''i limitati margini di recupero sono legati solamente alla domanda di servizi, il cui trend crescente è guidato anche da fattori di carattere strutturale, connessi all'invecchiamento della popolazione (servizi sanitari, servizi alle famiglie) o al mutamento degli stili di vita (servizi ricreativi e ristorazione)''. ''In presenza di una dinamica debole del reddito - ha spiegato Venturi -, la crescita di queste tipologie di consumo va di fatto a spiazzare gli acquisti di beni, e in particolar modo i durevoli, che presentano spazi di recupero molto limitati anche a seguito del venir meno del traino che durante gli anni passati era derivato dall'espansione del credito al consumo''. Confesercenti ha segnalato anche la stagnazione della spesa per consumi di beni non durevoli, dopo un triennio di contrazione a tassi significativi. ''Queste voci di spesa, al cui interno è predominante la componente alimentare - è emerso ancora dalle previsioni -, sono di fatto in una situazione di stazionarietà, legata anche ai limitati spazi di aumento della popolazione per effetto della transizione demografica in corso in Italia oramai da alcuni anni''. Per quanto riguarda in generale l'economia italiana, Confesercenti e Ref parlano di ''crescita modesta'' nel biennio 2010-2011, ''insufficiente per recuperare le perdite, sia in termini di output sia di occupazione, registrate durante la recessione''. In particolare ''non si intravede per l'Italia un impulso autonomo dal lato della domanda interna in grado di innescare un ciclo in grado di autosostenersi. La crescita è quindi affidata solamente al debole traino proveniente dall'andamento delle esportazioni''. Confesercenti ritiene quindi che solo nel 2011 la crescita delle esportazioni riprenderà ''un certo tono, anche se a partire da livelli molto più bassi rispetto a quelli prevalenti prima della crisi''. ''Non sorprende - è stato detto - un profilo analogo degli investimenti in macchinari, anche perché diversi settori si ritroveranno in condizioni di eccesso strutturale di capacità produttiva''. ''Il Pil - in base alle previsioni illustrate oggi - dovrebbe segnare una lieve ripresa nel 2010 per poi aumentare l'anno successivo, mantenendosi comunque al di sotto del 2%''. Per Confesercenti-Ref ''anche la domanda di lavoro risente delle tendenze del ciclo economico, registrando una nuova consistente caduta nel corso del 2010. La disoccupazione si manterrebbe nel corso del prossimo biennio intorno al 9%, valore di circa tre punti superiore al dato medio del 2007''. ''In sintonia con quanto ipotizzato a livello internazionale - afferma Confesercenti -, poi, il tasso di inflazione dovrebbe mantenersi ad un livello non preoccupante, sotto il 2%, anche per i prossimi due anni''. Quanto all'economia mondiale, nel 2009-2011 sarà attraversata da una fase di ripresa, anche se i tassi di crescita risulteranno inferiori a quelli osservati nel periodo precedente la crisi. L'organizzazione ha sottolineato che la costruzione di uno scenario per il triennio rappresenta un ''esercizio azzardato''. Secondo lo studio il recupero del ciclo economico internazionale dovrebbe inoltre essere squilibrato a livello territoriale, con maggiori opportunità di accelerazione per le economie emergenti, mentre i Paesi occidentali segneranno il passo, anche per effetto dell'esaurimento della fase espansiva della politica fiscale. Condividi