di
Maurizio Terzetti
Una pagina di diario di Matteo da Ledro (12 giugno 2012)
«Sono venuto a Perugia per il Convegno che ogni anno il capoluogo umbro, a giugno, dedica a Sandro Penna. Oggi, ascoltata l’ultima relazione, ho la giornata libera e, in attesa del récital di stasera, ha deciso di consegnarmi anima e corpo alla città.
Provo a fare il ‘percorso virtuoso’ che hanno inaugurato da pochi giorni, come mi ha preannunciato al telefono la mia amica Vittoria. Conosco bene il Corso da qualche anno e so che ha subito ormai mutazioni irreversibili, da turismo di massa. Per questo, il ‘virtuoso’, da come mi è stato descritto, non è velleitario al punto tale da voler ripristinare l’impossibile e, forse, l’inutile. Esso, in realtà, fa quel che ragionevolmente si può fare, cioè indicare alcuni recuperi importanti, alcuni investimenti essenziali intorno a palazzi e beni culturali lungo un percorso ben studiato e difeso da ogni ulteriore assalto consumistico.
Da dove si parte? Beh, su questo non si potevano avere dubbi: la Grande Galleria di Palazzo dei Priori è il punto di irradiazione di ogni genuino interesse culturale per Perugia e l’Umbria e la Fontana Maggiore sembra un pezzo del suo patrimonio conservato nell’adiacente ‘stanza all’aperto’ davanti al Duomo. Alle spalle del Duomo, dovrebbe fare parte del ‘percorso’ anche il simulacro del Teatro Turreno, ma Vittoria mi ha detto di non credere più da tempo ai miracoli, neppure a quelli laici.
Per il resto, però, ottimismo e felicità da vendere: nonostante negozi ultrapiatti di emozioni e fascino, scivolo piacevolmente per il Corso, che è radioso e ciarliero.
A due metri da Palazzo Baldeschi, c’è il primo segnalino turistico del ‘percorso virtuoso’: già da Pasqua e fino alla fine di ottobre la mostra internazionale ‘Corpo 9’, sulla figura femminile lungo tutto il Novecento, tiene banco e fa il pieno di visitatori ogni giorno.
Sono circa le tre del pomeriggio quando, sull’altro lato di piazza della Repubblica, il Pavone sta aprendo per la sessione pomeridiana della rassegna cinematografica ‘Umbria d’autore’. Anche qui, bene in vista, c’è il segnale del ‘virtuoso’. Il vecchio teatro se lo merita: qualche anno fa ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo il giorno che abbiamo saputo che rimaneva in funzione, dopo anni di accerchiamento che miravano a far scomparire la sua sala, i suoi spettacoli. Oggi è qui, più vivo e propositivo che mai, col suo cartellone quotidiano di iniziative multicolori e fantasiose, un vero e proprio magazzino della memoria dello spettacolo, cogestito dall’entusiasmo e dall’intelligenza di giovani sopravvissuti alle promiscuità delle multisale.
Finito il Corso, dopo Piazza Italia, sotto i portici del Palazzo della Provincia, un’insegna più grande annuncia il ‘Land – Quartiere della premiata offerta culturale perugina’. Il ‘Land’ è un sistema che, nella città sotterranea corrispondente alle fondamenta della Rocca Paolina, dentro spazi di cui sono proprietari la Provincia di Perugia e il Comune di Perugia, unisce economia e cultura all’insegna dell’eccellenza dei prodotti proposti. Qui, fino a non molto tempo fa, la Provincia gestiva un Centro espositivo bello ma asfittico e lo stesso problema aveva il Comune con i locali delle ‘Cannoniere’. Così hanno deciso di creare quest’unico, grande organismo comunicante nel quale ci sono negozi e botteghe d’arte, luoghi di ritrovo per giovani e artisti, piccoli ma attrezzati spazi espositivi. Un brulichio continuo e attento, serio e divertito in ogni momento della giornata ti circonda sotto le mura poderose delle fondamenta del castello-fortezza.
Quando vuoi un po’ di luce naturale, fai qualche passo oltre le ‘Cannoniere’ e sei sotto l’arco di Porta Marzia, stupito dalla solidità di un monumento che sembra ancora regolare l’afflusso in città, come al tempo degli etruschi. Anche qui, naturalmente, l’insegna del ‘virtuoso’, che procede ancora più a valle e s’incunea dentro una strada detta della ‘voltata delle carrozze’.
Il ‘percorso virtuoso’ si conclude quaggiù, davanti alla facciata di Palazzo della Penna, costato sacrifici in termini di allestimento, ma definitivamente specializzato nella musealizzazione di importanti segmenti dell’arte contemporanea in Umbria.
Un bel tragitto, no? Se ripenso a quanti, scetticamente, erano rassegnati alla chiusura del Pavone, ai timidi passi espositivi della Fondazione, alle asfitticità del Cerp e delle Cannoniere, all’isolamento di palazzo della Penna, mi viene di lodare dal profondo del cuore la lungimiranza di tutti quelli che, dal pubblico al privato, sono riusciti a dare vita a questo percorso integrato di cultura e di economia.
Adesso basta, mi preparo per andare al récital per Sandro Penna. Tornerò a Perugia fra tre settimane o poco più, per Umbria Jazz e, in autunno, per ‘Fiaba di cioccolato’, la ‘sostenibile’ manifestazione che ha preso il posto della gazzarra commerciale cioccolateuropea dalla quale molti erano stati sedotti».
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