Quasi 800 lavoratori della scuola, tra docenti, amministrativi e ausiliari, alla campanella d’inizio delle lezioni saranno assenti. Rimarranno a casa, con la rabbia che la precarietà negli anni fa crescere dentro, con l’amarezza che lascia il fallimento di un progetto di vita costruito di anno in anno, di supplenza in supplenza.
Chi ritornerà a scuola saranno sicuramente gli studenti, che in qualche caso non avranno la possibilità di frequentare il corso cui si erano iscritti, in altri dovranno spostarsi per recarsi a scuola a causa della chiusura dei plessi nei piccoli paesi e nella maggior parte dei casi saranno costretti a dividere con altri 30-35 compagni aule dalle dimensioni minime. In ogni modo, le famiglie dovranno sborsare intorno ai 300 euro a figlio per comprare i libri di testo.
Attraverso il continuo elevamento del rapporto docente/amministrativo/ausiliario e numero degli alunni per classe, in base al quale viene stabilita la dotazione organica per le scuole, il governo pensa di risparmiare sull’istruzione pubblica. In realtà, le conseguenze occupazionali delle misure adottate sono già sotto gli occhi di tutti, e quelle didattiche e organizzative non tarderanno a manifestarsi in tutta la loro gravità. La gestione delle scuole sarà sempre più caotica e sempre più indifferente alla tutela del diritto allo studio previsto dalla nostra Costituzione.
Nel corso della riunione della segreteria regionale di lunedì 7 settembre, è stato ribadito l’impegno del Partito della Rifondazione Comunista a sostenere e a partecipare a tutte le forme di lotta dei lavoratori della scuola, dei genitori e degli studenti, a cominciare dal sit-in che si terrà giovedì 10 settembre, alle ore 10.00, presso l’ITAS G. Bruno di Perugia, nel tentativo di costruire un’opposizione sociale in grado di contrastare il disegno violento di riforma della scuola del governo Berlusconi.
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