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di Anna Maria Bruni Molte sono le forme che lo Stato può mettere in campo per paralizzare o zittire la protesta e l’opposizione. Possono essere cruente e tragiche come lo fu Genova, l’assassinio di Carlo Giuliani e la mattanza della Diaz, ma hanno degli effetti collaterali, attirano su di sé l’accusa di fascismo, rischiano di far vacillare l’adesione alle scelte del governo. Le querele a Repubblica o i risarcimenti chiesti a l’Unità invece, sono un esempio di come si possa mettere in campo un attacco violentissimo ma con una veste legale, attraverso il quale si può riuscire perfino a far chiudere un giornale scomodo. Ma la strada davvero vessatoria, anche perché diretta prima di tutto ai cittadini, ai lavoratori, alla “gente comune”, è la burocrazia. Quando l’Amministrazione si trasforma in un mastodonte burocratico, può divorare i suoi cittadini con l’estenuante tormento di renderli sempre debitori. Con un’arma che sa di normalità, ed è in effetti normalizzazione. E’ quello che devono aver pensato gli amministratori milanesi quando hanno deciso di inviare multe da 2.500 a 10mila euro per “blocco della tangenziale” a diversi lavoratori e cittadini che il 2 agosto hanno dato il loro sostegno alla lotta della Innse. Una cosa che per la burocrazia si traduce banalmente in ‘occupazione di suolo pubblico’, e va multata. La burocrazia esclude qualsiasi “irregolarità”, e più lo Stato si fa burocratico, più qualsiasi gesto umano, ancorché pacifico, rischia di essere fuori dagli schemi. In quella stessa occasione, ricordano gli operai della Innse con una nota raccolta dall’Osservatorio sulla Repressione del Prc, lo stabilimento “era presidiato da più di 300 poliziotti”. Ma quell’occupazione è legittima perché lo Stato è il padrone. E una carica della polizia, in quell’occasione, sarebbe stata controproducente. Meglio evitare, aspettare, e a fari spenti, colpire. Ed è un “colpo basso”, dicono i lavoratori, “contro una mobilitazione che, sostenendo l'iniziativa diretta degli operai, ha portato al risultato che tutti conosciamo”. Ed è un colpo basso perché ‘avverte’ le tante proteste messe in campo in questi giorni, tentando di intimidirle. ‘Colpirne uno per educarne cento’. Tendi una mano all’altro fuori dallo spazio assegnato, e ti sarà tranciata. Questo è il segnale. Ma anche in questa occasione i lavoratori dell’Innse non si lasceranno intimidire. “Come insieme abbiamo resistito allo smantellamento della fabbrica – annunciano - assieme reagiremo a questa azione intimidatoria”. E già si sono organizzati. “Al presidio stiamo raccogliendo tutti i provvedimenti – fanno sapere - fateli pervenire immediatamente. Stiamo preparando una grande assemblea pubblica per decidere le iniziative di risposta". Condividi