(Apcom)- Dopo aver calpestato da vera star il tappeto rosso a Venezia per la presentazione del film di Oliver Stone dedicato alla sua "rivoluzione pacifica", il vulcanico presidente venezuelano Hugo Chavez è ripartito ieri verso l'Est dove non si sta occupando più di celluloide, ma di metano e petrolio. Il leader bolivarista è arrivato ieri sera ad Ashgabat, la capitale del Turkmenistan, dove ha incontrato il presidente Gurbanguly Berdymukhamedov. Sempre oggi è atteso in Bielorussia dal suo vecchio amico Alexander Lukashenko. Poi, il 10 settembre sarà a Mosca per incontrare i vertici russi, il presidente Dmitri Medvedev e il primo ministro Vladimir Putin, per discutere di forniture d'armi. Chavez è ormai all'11mo giorno d'un tour mondiale, come una rockstar, e ha toccato alcuni dei paesi di quelli che l'ex presidente Usa George W. Bush aveva indicato come asse del male: Libia, Iran e Siria. Chirurgicamente, invece, ha evitato l'Occidente, con l'esclusione della puntata cinematografica a Venezia. L'obiettivo del leader bolivarista, secondo gli osservatori, resta quello di rinsaldare un fronte anti-occidentale, utilizzando anche la leva energetica, come ha fatto spesso in America latina in chiave anti-Usa. Ne sono una prova gli accordi raggiunti in Iran con Mahmoud Ahmadinejad. Il 6 settembre i due leader, prodighi di dichiarazioni antimperialiste, hanno firmato contratti per la fornitura di petrolio raffinato venezuelano per 800 milioni di dollari, in barba a ogni dibattito occidentale su eventuali sanzioni a Teheran per la sua mancata rinuncia al programma nucleare. L'Iran, infatti, ha ricche riserve di petrolio, ma ha scarsa capacità di raffinazione. Tra gli strumenti che possono avere effetti convergenti a quelli auspicati da Chavez, c'è anche la cosiddetta "Opec del gas", un cartello dei paesi produttori di metano proposto a inizio 2007 da Russia e Qatar, per il quale hanno già espresso interesse sia il Venzuela, che l'Iran e l'Algeria. Chevez si sta spendendo affinché il progetto vada in porto, nonostante la difficoltà legata alla formazione del prezzo del gas, che si basa non su rapide oscillazioni di mercato, ma su contratti a lungo termine. Ieri ha chiesto a Berdymukhamedov d'unirsi all'idea dell'Opec del gas. Il Turkmenistan è uno dei paesi più ricchi di riserve al mondo, ancora ampiamente sottoutilizzate, ma è anche impegnato in un funambolico sforzo per conciliare la sua neutralità - sancita come dogma di stato - con la necessità di non scontentare nessuno dei grandi clienti presenti e futuri del suo gas: Russia, Europa e Cina. Diversi i termini della questione con la Bielorussia. Chavez e Lukashenko si sono sempre scambiati grandi attestati d'amicizia. Il leader di Minsk è stato a Caracas nel 2007, Chjvez nel 2006, 2007 e 2008. A unirli, più che un'adesione al comune fronte antimperialista, l'interesse reciproco a sviluppare i rapporti energetici. La Bielorussia è uno dei pochi paesi dell'area post-sovietica a essere povero di risorse energetiche e dipende quasi esclusivamente da Mosca. Chavez, con la sua diplomazia del petrolio, si offre come risposta all'esigenza di diversificazione delle fonti d'approvvigionamento. Così, già dal 2007 la Belorusneft, compagnia petrolifera di stato di Minsk, ha aperto un ufficio di rappresentanza in Venezuela e ha costituito una joint venture, la Petrolera BeloVenezolana, con la compagnia di stato di Caracas Pdvsa. Condividi