Responsabile nazionale Scuola e Formazione Prc-Se
La crisi globale che sta attraversando in particolare gli strati più poveri della popolazione richiede politiche che incidano sulla vita e sull’economia reale delle persone. La risposta del governo continua ad essere esclusivamente quella dei licenziamenti di massa e della repressione del diverso che può anche morire. Unica prospettiva la precarietà. Esistenziale. Di migliaia e migliaia di presone. Intanto dai mezzi di comunicazione di massa gestiti ad uso e consumo di chi governa si mandano segnali tranquillizzanti: la crisi è superata, i consumi stanno crescendo, stiamo licenziando migliaia di lavoratrici e lavoratori per dar loro un futuro migliore, si distruggono scuola, università e ricerca per rilanciare l’Italia, …Si chiede la “Perdonanza”…La Gelmini dal meeting di comunione e liberazione rasserena il mondo cattolico “Non ci saranno in futuro tagli alle scuole private e paritarie”, come a dire Tremonti quest’anno si è sbagliato non succederà più, si taglieranno fondi e posti di lavoro solo alla scuola statale. Si continua sulla strada della vendita delle indulgenze.
Si festeggia con Gheddafi, si denuncia il quotidiano “La Repubblica”, si procede passo dopo passo, nell’indifferenza quasi totale di una popolazione troppo presa dal come fare per arrivare alla fine del mese, a sovvertire lo stato democratico del paese instaurando un regime di monopolio che non ho timore a definire fascista. Si depriva la cultura di ogni mezzo di sostentamento e si abbandonano a se stessi anche qui centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici. Si precipita la popolazione nel più profondo medioevo formando le future generazioni ad essere meri consumatori. Ed anche mio padre continua ad inseguire il sogno del super enalotto per comprarci casa. Da Palermo a Milano, passando per Taranto, San Nicola di Melfi, Salerno, Benevento, Caserta, Napoli, Roma dove sono riprese le proteste davanti all’ex provveditorato, qualcosa comincia a riprendere forma. A macchia di leopardo ma tracciando un comune denominatore: la difesa del posto di lavoro ed il rilancio della qualità della scuola della Costituzione. La tenuta dei diritti.
Di quelli più elementari legati alla sopravvivenza quotidiana sempre più a rischio. Alcuni sindacati non solo hanno mollato ma si sono schierati contro gli interessi dei lavoratori (vedi le dichiarazioni rilasciate da Bonanni della Cisl nei giorni scorsi); la Flc–Cgil spera ancora in una inversione di rotta da parte del governo ma si dichiara disponibile allo sciopero generale. I cobas riaprono alla possibilità di costituire Patti in difesa della scuola tra chi ci sta su una piattaforma condivisa. Fioccano i comunicati di solidarietà tra lavoratori in lotta. Dalla Innse ai precari della scuola di Benevento che da giorni dormono sul tetto del ex provveditorato e intorno ai quali si sono strette le Brigate di Solidarietà del Prc (presenti anche il giorno di ferragosto davanti ai cancelli della Lasme di Melfi), il centro sociale Depistaggio, la Cub scuola, Flc–Cgil, la Gilda. Gli operai delle Marche, del Molise, dell’Emilia Romagna, del Lazio, uniti in un unico grande grido di disperazione con i lavoratori della sanità, della scuola, del mondo della cultura. Il Pd discute delle dinamiche congressuali e dimentica di fare opposizione, Di Pietro strilla un po’ ma non ha né la forza per incidere sui processi né ha chiari i contenuti delle lotte tant’è che in Parlamento alcune misure del governo le vota o, nel migliore dei casi, si astiene. Una situazione drammatica che attende risposte chiare o, in assenza, azioni sempre più decise. I sindacati non fanno abbastanza. In attesa dell’autunno “caldo” il clima a fine estate si fa via via bollente.
I sindacati di base preparano uno sciopero per il 23 di ottobre e la Cgil parla di sciopero generale. Intanto hanno più risonanza mediatica le iniziative spontanee in corso in questi giorni in diverse Regioni d’Italia. L’intesa tra Stato e Regioni sull’utilizzo dei soldi del fondo sociale europeo e dei fondi Fas per la realizzazione di progetti pomeridiani fatti dalle scuole per utilizzare i docenti che l’anno scorso hanno avuto un incarico annuale (o comunque fino al termine delle lezioni) sembra dare una risposta non adeguata alle richieste di assunzione su tutti i posti vacanti e disponibili. Ma rischia di innescare un’ennesima lotta tra poveri. Rimane un palliativo senza alcuna prospettiva. Si sa, il fondo sociale europeo è a scadenza.
E per il prossimo anno scolastico sono previsti ulteriori tagli agli organici. Una scuola senza speranza. Una nazione senza prospettive. Un governo miope retto da una maggioranza scomposta e senza cervello. C’è bisogno di unire le lotte. Non si può continuare pensando che ciascuno coltivi il proprio orticello a scapito di chi gli sta accanto e conduce le stesse identiche battaglie. Ovunque io sia stato in questo torrido agosto c’è desiderio di unità.
Anche la Cgil, come il Pd, è prossima al congresso e viene da un anno sicuramente difficile in cui spesso è stata messa all’angolo dal governo e dà risposte diversificate a seconda dei territori in cui prevale una componente più di sinistra o più vicina al Pd.
I Cobas disertando l’iniziativa del 15 luglio scorso hanno commesso un errore di prospettiva. La gente è disorientata ed ha bisogno di riferimenti precisi. Ripartiamo insieme, tutti, mettendo al centro non le nostre organizzazioni ma i diritti negati e la dignità di donne e di uomini che vivono una precarietà esistenziale senza precedenti.
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