CITTA' DI CASTELLO - Mauro Alcherigi, capogruppo del Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, si è fatto promotore di un ordine del giorno che pone l'accento sull’ennesimo grave colpo assestato dal governo Berlusconi alla scuola pubblica con la fuoriuscita decretata dal ministro Gelmini di 42.000 docenti e 15.000 impiegati tecnici ed amministrativi. Alcherigi scrive, nel documento sottoposto all'attenzione del Consiglio comunale tifernate, che si tratta del più grande licenziamento di massa nella storia del nostro Paese, con la volonta di attuare scientemente una campagna denigratoria e delegittimazione dei dipendenti pubblici  compresi tutti gli insegnanti e tutti operatori del mondo della scuola. Si tratta di un durissimo colpo al lavoro, mortale per l’ Istruzione e la cultura del Paese, avvolto per di più da un alone di grigia  indifferenza  artatamente creata.   Siamo dunque in presenza di una vera emergenza Nazionale, considera ancora il capogruppo del Prc, che avrà immediatamente gravi ripercussioni sul sistema pubblico d’istruzione. Ma non basta perché i 57.000 posti di lavoro persi avranno una ricaduta economica  pesantissima  sul nostro tessuto  sociale che tutti gli Enti locali (Regioni, Province e Comuni) saranno chiamati a fronteggiare già da questo autunno. Enti locali che oltre tutto vengono gradualmente portati alla paralisi dalle difficoltà crescenti create loro nella gestione dei bilanci da manovre economiche centralistiche sempre più neoliberiste. Venendo alla realtà locale, Alcherigi considera ancora che in Umbria si perderanno, in questo primo step della riforma Gelmini , oltre 800 posti di lavoro, 100 dei quali nel territorio tifernate, il tutto a fronte di un incremento della popolazione scolastica di circa 2.000 unità previsto in Umbria per l'anno scolastico 2009/2010. Lo smantellamento del sistema formativo pubblico, spiega poi l'esponente di Rifondazione Comunista, va a ledere uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione, ma non è tutto qui perché, si chiede, cosa potrebbe accadere nel Paese se  una grande azienda  cancellasse 57.000 posti di lavoro. Si determinerebbe una crisi gravissima (ed è quanto sta accadando in Italia) per fare fronte alla quale è necessaria, oltre all'unità sindacale,  la capacità anche di unirsi di tutte le associazioni delle forze democratiche,  riformiste e progressiste, laiche e cattoliche  e di tutti i cittadini che hanno a cuore il bene del Paese ed il futuro delle giovani generazioni   Muovendo da queste premesse, nel documento si chiede perciò che il Consiglio Comunale impegni Sindaco e la Giunta a  farsi carico con la Regione dell’Umbria affinchè questa questione diventi centrale nell’agenda politica della Presidente della Giunta Regionale medesima, la quale dovrà anche sollecitare la convocazione urgente della  Conferenza Stato Regioni allo scopo di "fermare questa mattanza". Condividi