Sindaco di Gubbio
Con la ripresa autunnale dell’attività politica, gli scenari nazionali che ci si presentano sono sempre meno chiari. La crisi economica mieterà altre centinaia di migliaia di posti di lavoro e un numero di famiglie sempre maggiore scivolerà nella povertà e nella disperazione. A fronte di una certa ripresa di voglia di lottare, di dire la propria nelle decisioni - e qui l’Imse di Milano ha fatto scuola - presente un po’ ovunque da nord a sud, dalle guardie giurate ai tanti precari della scuola prodotti dalla riforma della Gelmini, la politica langue se non latita.
L’attenzione estiva è stata tutta focalizzata su Berlusconi: gossip, escort, dossier e “ciarpame” vario hanno tenuto banco su tg e testate giornalistiche di rilievo; in realtà, e senza troppi clamori mediatici, si è sguainata la spada della repressione contro i deboli ed emarginati (migranti per primi e centinaia di profughi, donne, bambini sono finiti in pasto ai pesci e, fatto grave, senza che ciò susciti reazione e indignazione), è maturato un inverosimile attacco alla libertà, a partire da quella dell’informazione, con gli editti e le recenti denunce a varie testate giornalistiche.
Nell’opposizione, tiene banco il dibattito sulla scelta del segretario del Pd ma anche qui tanto fumo e niente arrosto: proclami, cordate, assetti per il futuro, si sentono dichiarazioni del tipo ‘io sono più forte nel partito’, ‘io invece tra gli elettori’, ecc. Anche questa una novità da studiare… come se militanti, iscritti (così li chiamavano) anziché essere un pezzo importante della democrazia fossero una zavorra da buttare. Non siamo tifosi di nessuno, sono troppo simili su tante cose: liberismo economico, dominio dei poteri forti, assenza di posizioni sulla laicità dello Stato, lotta a Berlusconi fatta solo sui gossip e non sul terreno politico… L’unico distinguo che mi sento di fare è sulla lettura della riforma elettorale: la posizione di Bersani mi sembra più attenta alla realtà del Paese a differenza del suicidio “veltroniano” ripreso da Franceschini, che spinge verso il bipartitismo e significa consegnare l’Italia al centro destra per i prossimi decenni.
In questo quadro sconsolante ci siamo noi comunisti e la sinistra ‘tout cour’ che, come dimostrano i fatti, non è ancora all’altezza delle esigenze e delle aspettative della parte di popolazione sempre più ampia che soffre e non ce la fa più. In questa fine estate, senza attendere le “magnifiche sorti” del congresso PD che non ci saranno, c’è la necessità di spingere verso gli argomenti e i problemi più sentiti. Siamo fuori dal Parlamento, scarsamente presenti nelle istituzioni regionali e locali (siamo sempre stati pochi, ma ora sono rimasto l’unico sindaco comunista di città sopra i 15 mila abitanti, in tutta Italia), completamente oscurati dai grandi mezzi di informazione; inoltre, poco è transitata la vera unica proposta politica che è quella della Federazione della sinistra, che vede insieme PRC PDC Socialismo 2000 e mondo dell’associazionismo e del sindacato: la nostra voce stenta a farsi sentire.
Eppure a fronte della crisi del capitalismo, che da un anno ha ridotto sul lastrico centinaia di milioni di persone nel mondo, è chiaro che le risposte di “sinistra” e comuniste non sono più solo i ‘ferrivecchi’ della storia ma possono essere anche l’uscita dalla crisi. L’intervento pubblico in economia non è più uno slogan di noi “vetero”, l’ha messo in pratica Obama. La federazione dei comunisti e di sinistra è l’unico soggetto che fa della contraddizione capitale/lavoro, della riconversione ecologica, dell’emancipazione e della contraddizione di genere, dell’integrazione e della condivisione, del rispetto delle regole della tutela dei soggetti più deboli, della laicità dello Stato, il suo portato politico.
Nessuno può contestare che questi temi sono assolutamente prioritari e necessari anche per risolvere la pesante crisi economica in corso. L’ubriacatura “liberista” è nel DNA della destra e ha pervaso anche il PD e tutto il centro-sinistra. Tutto questo è dei vertici dei partiti, non certo dei milioni di elettori che vogliono e vorrebbero in questo paese qualcosa di sinistra, senza votare il giustizialista ma liberista Di Pietro.
Non faccio lo snobista nei confronti di Sinistra e Libertà, anzi ho sempre pensato che in primo luogo si deve dialogare, collaborare con chi è meno lontano e con chi si ha più affinità, ma le ultime elezioni e le ultime vicende pugliesi hanno inequivocabilmente dimostrato che o non c’è spessore politico ma solo lo ‘stare a galla’, o questa sigla è servita ai socialisti per eleggere propri rappresentanti nei comuni e nelle province dove si è votato.
In questo scenario, l’Umbria si colloca in una situazione originale nel panorama nazionale. Il PDL è il primo partito delle europee. Il PD ha di fronte una sfida congressuale anomala di un indipendente sostenuto da una parte. In Umbria il Pd e la sua classe dirigente, hanno dimostrato sempre molta attenzione, disponibilità (in alcuni casi asservimento) ai “poteri forti” variamente collocati. Il “cemento” è stato spesso un collante troppo forte.
L’Umbria è però anche la regione che ha tenuto un alto livello di servizi sociali, una sanità pubblica ai vertici dei dati nazionali, ha promulgato apprezzabili leggi verso la tutela ambientale e lo sviluppo. In Umbria, alle ultime elezioni europee, la federazione di sinistra e comunista ha ottenuto la percentuale di consenso più alta fra le regioni italiane (seconda solo alla Calabria che è storicamente da “approfondire”) con il 6,1% e forse è questa anche una delle ragioni per cui in Umbria qualcosa di “sinistra” si è visto e percepito.
Noi non ci intromettiamo nel dibattito del PD che mette insieme troppe cose, ci limitiamo a dire che nelle prossime elezioni regionali (marzo/aprile 2010) non c’è niente di scontato. La federazione comunista e di sinistra deve mettere sul piatto tutto il suo peso DECISIVO per le sorti elettorali del centro-sinistra, consapevole che la destra al governo regionale è un “pericolo” da evitare ma anche consapevoli che se le politiche di “destra” le fanno i governi di centro sinistra, vedi le privatizzazioni (lo dico essendo stato l’unico sindaco dell’ATO 1 che ha votato contro l’ampliamento della presenza dei soci privati in Umbra Acque e che ribadisce che l’acqua deve essere un servizio totalmente pubblico), il risultato più ovvio e scontato è che tanti elettori di sinistra (e in Umbria e in Italia ce ne sono a decine di migliaia e milioni) andranno verso l’astensione dal voto o verso l’inutile e nocivo (per la sinistra) ‘dipietrismo’. In conclusione per noi comunisti e di sinistra si pone l’esigenza di:
non andare a rimorchio delle scelte e delle contraddizioni del PD (e non cito la città di Gubbio dove siamo alla barzelletta politica, il PD pur di dire che Goracci e la sua maggioranza sono incapaci, inadeguati ecc. ecc. è stato capace di non votare il piano casa predisposto dalla Regione);
lanciare da settembre in avanti una iniziativa di radicamento e presenza sul territorio, nei luoghi di crisi, senza sconti a nessuno ma cercando di dare il segno e il senso che c’è una forza politica che, senza contraddizioni, sposa temi quali quelli del lavoro, che è la priorità delle priorità, ammortizzatori sociali e salario sociale devono essere estesi a tutti, delle tutele, delle difese dei valori e che magari non si vergogna di dire che spesso le colpe di certe situazioni sono certamente di Berlusconi e del Berlusconismo ma anche della miopia e dell’egoismo capitalista/padronale. Non esiste il “padrone” bravo buono illuminato, sui diritti sulle tutele dei lavoratori Calearo, Colaninno, Berlusconi, Todini, la pensano allo stesso modo.
Questo patrimonio di idee e valori, che è molto più ampio del 6-7% elettorale, deve essere speso sul piano del confronto con il centro sinistra per condividere un programma di governo chiaramente “progressista” e di sinistra. E se qui ci fossero chiusure e rigidità o magari strabismi verso l’UDC (chiaro esempio di “suicidio” politico), la sinistra politica a partire dalla “nostra” Federazione, la sinistra sindacale e culturale, parti importanti di comitati, movimenti della società civile, devono essere pronti per sottoporre agli umbri un programma ben riconoscibile a sinistra, sapendo che nella storia ci sono dei momenti nei quali bisogna provare a RIPARTIRE per non scomparire definitivamente.
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