di Morbidoni Angelo - esponente Prc
Questa mattina mentre mi accingevo ad attraversare la strada per acquistare un quotidiano, una voce forte con marcata inflessione dialettale grida storpiandolo il mio cognome.
Sobbalzando mi giro e ritrovo la faccia di un vecchio compagno di caccia che sorridente si avvicina a me.
Dopo esserci scambiati un affettuoso abbraccio, mi ragguaglia circa i suoi ultimi anni di vita, denunciando con l’ingrottamento delle ciglia una malcelata preoccupazione.
Come un torrente in piena inizia la sua sofferta narrazione:
”l’anno scorzo Morbidò dopo 45 anni de lavoro un po segnati e un po no, sò andato in pensione, de liquidazione ho preso 30.000 euri, pagati un po de debbiti che ce avevo, co li 20.000 euri che me sò rirmasti ho comprato un pezzo de terra a Vascigliano e come casa ciò aggiustato un vecchio vagone ferroviario.
Mo Morbidò, tu che hai studiato, lo sai se co stu macellu che è successo posso arcoie l’uva? Me lu posso magna un pollastru de li mia?
Ciò un saccu de pummitori e a vedelli lì dopo le fatiche che ciò fattu e sapè de non potelli magnà me ce sento male, tu pensa che pe fa analizzà un pommidoru, manno chiesti 1500 euri.
Ma la cosa che più me mette paura, è quella de non sapè se mi moje che cià l’asma a stà lì me se possa ammala de più…
E pu un’urdima cosa, se la sai, ma tuttu quillu granu che hanno tajatu, apparte che l’hanno arcordu troppu prestu, ma che fine je fanno fa? Ma non é che ce lu faranno magna a nui?
Preso dallo sconforto di chi non ha le risorse nozionistiche per produrre un’analisi oggettiva della problematica e non riesce a trovare conforto nella discrepanza dei dati forniti dagli organi tecnici preposti, tento di lenire le sue preoccupazioni proponendo una soluzione autarchica e temporanea al problema, in attesa che l’evolversi degli eventi fornisca elementi di giudizio meno sibillini e di conseguenza crei la possibilità per risoluzioni franche e definitive.
Sorridendo perciò lo guardo negli occhi pieni di speranza e gli propongo di passare l’estate da sua figlia a Ferentillo, visto che lei sarebbe molto felice di trascorrere con lui un po’ di tempo.
Il mio amico Annuisce e accennando un sorriso di complicità, che testimonia il fatto che lui questa possibilità l’aveva già valutata, mi ringrazia mi stringe la mano affettuosamente e si allontana a capo chino.
Io ritorno alla macchina e solo qui mi rendo conto di essermi dimenticato di acquistare il giornale.
Poco importante penso, più importante è che ora noi dimostriamo solidarietà vera a questa gente non permettendo che si abbassi il livello di attenzione sul problema e che lavoriamo perché emergano le responsabilità, solo così la gente avrà la possibilità di esercitare uno dei diritti cardine della democrazia che è quello, accertato il torto subito, di reclamare il giusto risarcimento.
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