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CITTA’ DI CASTELLO – I Solisti di Perugia suoneranno alla quarantaduesima edizione de il Festival delle Nazioni di Città di Castello. Il concerto si terrà presso il Cortile del Castello Bufalini a San Giustino Umbro, mercoledì 2 settembre 2009 con inizio alle ore 18,30. In programma, visto che la nazione cui è dedicato il Festival quest’anno è la Gran Bretagna, musiche di: Edward Benjamin Britten “Simple Symphony per archi op. 4”; F. J. Haydn/J. P. Salomon Sinfonia – “Quintetto London n.104” per flauto e quartetto d’archi e, nell’anno della commemorazione della morte, Felix Mendelssohn-Bartholdy “Sinfonia n.9 per archi”. La Simple Symphony op. 4 per archi, di Edward Benjamin Britten, rimanda a delle forme “semplici” del passato dove Britten tratteggia sfumature e colori pur ritornando a delle forme elementari del passato. “L’Opera – spiega Cecilia Berioli – è composta da quattro tempi che recano le diciture di danze antiche”. Nella “Bourree”, per esempio, tipicamente francese, il compositore inglese ne dà una rilettura novecentesca, senza tradirne, però, la coerenza filologica e rispettando la grazia della danza. “Il secondo tempo – fa notare Berioli – è un “Playful” (pizzicato)”. Un movimento molto rapido dove, pur non recando un nome di danza, il carattere è tutto danzato. Tutta l’Orchestra, all’inizio del brano, appoggia gli archi in terra e suona l’opera solo pizzicando, ricordano un po’ “Sogno di una notte di mezza estate” di Jakob Ludwig Felix Mendelssohn Bartholdy. Qualche cosa che appartiene alla mitologia nordica di questa danza di elfi e folletti a mo’ di racconto “shakespeariano”. Il terzo tempo è “Sentimental Saraband”, scritta da un Britten giovanissimo e che però rappresenta una pietra miliare del suo lirismo. Il ritmico tipico – con quello centrale più lungo – viene potenziato e lavorato in chiave romantica, con dei fortissimi scambi di colore. Finale scoppientante con “Frolicsome”, una danza galoppata che chiude l’ultimo atto questa Simple Sinphony che Berioli ama definire “piccola sinfonia”, che richiama forme di struttura musicale antiche. Il Quintetto London n.104, per flauto e quartetto d’archi, è un’opera che F. J. Haydn scrisse per la nobilità ungherese, ai tempi in cui – d’estate – era solito passare, come tutti i più grandi esponenti della cultura dell’epoca – le sue vacanze in terra magiara. Per l’esattezza alla corte dei Principi Eszterházi. London, una sinfonia che fu dedicata al Principe che era, egli stesso, un eccellente musicista. “In undici elementi – spiega il vicepresidente de i Solisti di Perugia, Maria Cecilia Berioli – si potrà suonare lo stesso la sinfonia per quintetto, in quanto Peter Salomon (musicista e manager di Londra) le riadattò per quartetto d’archi e flauto”. A Castello Bufalini di San Giustino Umbro – il cortile ha solo 200 posti -, i Solisti avranno in organico anche la flautista, Claudia Giottoli. Dopo l’intervallo si riprenderà con la Sinfonia n.9 per archi di Jakob Ludwig Felix Mendelssohn Bartholdy che appartiene al gruppo delle sinfonie per archi e scritte nell’età giovanile. La n° 9 esprime però, già, tutto lo spirito del grande compositore: sono presenti sempre delle fughe, con grande studio dei timbri, dei contrappunti e della espressività. Dotato di una memoria prodigiosa, di Mendelssohn si racconta che, mentre si stava recando ad un auditorium per eseguire Sogno di una notte di mezza estate, si dimenticò nella carrozza gli spartiti dell'opera; per nulla demoralizzato dall'inconveniente la riscrisse tutta a memoria. Condividi