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Da due giorni gli operai e le operaie della Lamse di Melfi - a cui va tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà - hanno occupato la fabbrica contro i 174 licenziamenti annunciati a inizio agosto. Lunedì i lavoratori e le lavoratrici hanno occupato la sede della Confindustria di Potenza e martedì, mentre stavano occupando la fabbrica, un guardione ha pensato bene di sparare vari colpi e di puntare la pistola contro gli operai. Evidentemente le politiche securitarie, che mettono al centro la proprietà dei ricchi e all'ultimo posto la sicurezza delle persone, hanno fatto scuola e si stanno estendendo dai migranti alle lotte operaie. Alla faccia del pistolero però i lavoratori hanno occupato la fabbrica e questa lotta è finalizzata all'apertura di una trattativa - con la proprietà e con la Fiat - al fine di ottenere il ritiro dei licenziamenti e un futuro occupazionale ai lavoratori. La Lamse infatti è una azienda dell'indotto della Fiat e quest'ultima non può sottrarsi alle sue responsabilità. In questi anni i padroni hanno spezzettato il ciclo produttivo per dividere i lavoratori e aumentare i profitti. Adesso non possono pensare che ci facciamo sfogliare come una margherita: per ogni azienda dell'indotto deve essere chiamata in causa l'azienda capofila che si deve far carico dei problemi occupazionali. Da settimane abbiamo detto che l'autunno sarebbe stato caldo, banco di prova decisivo per costruire un efficace conflitto sociale contro la crisi capitalistica. Abbiamo detto che bisognava fare come la Innse, che bisognava imparare dai francesi, per costruire il conflitto e renderlo visibile. Adesso ci siamo. E' decisivo che le lotte che partono non vengano lasciate sole, che si costruisca il massimo di visibilità della lotta, di solidarietà attorno ad essa al fine di ottenere una trattativa vera e quindi di determinare una modifica radicale della volontà padronale. In questi giorni il partito lucano ha dato un contributo decisivo alla lotta dei lavoratori della Lamse, ma adesso occorre costruire la mobilitazione del partito - e dei suoi rappresentanti istituzionali - non solo in Basilicata ma anche nelle regioni limitrofe. Occorre partecipare al presidio, occorre inondare di foto e di racconti le redazioni di giornali e televisioni, occorre rompere l'isolamento. Venerdì ci sarà la prima vera trattativa ed è decisivo arrivarci con il movimento ben rafforzato. Non si scambi questa proposta per una riduzione della politica alla lotta sindacale. La costruzione di una efficace risposta di lotta, fabbrica per fabbrica, è un passaggio decisivo al fine di costruire i Comitati contro la crisi e quindi un movimento politico di massa per l'uscita dalla crisi da sinistra. Il blocco dei licenziamenti, l'estensione della cassa integrazione a tutti i lavoratori e le lavoratrici che perdono il posto di lavoro, la creazione di un salario sociale per i disoccupati, la richiesta di un aumento salariale e pensionistico generalizzato, la lotta alla precarietà, sono i punti principali della costruzione di un movimento di massa che coinvolga lavoratori occupati, cassaintegrati, licenziati, disoccupati. La costruzione di un movimento di massa è l'obiettivo, il suo punto di partenza sono le singole lotte - dalla Lasme ai precari che a Matera hanno occupato il provveditorato - che in questa situazione non hanno un valore aziendale ma generale. Un movimento di massa la cui piattaforma non può che essere l'opposto della frantumazione corporativa proposta dal ministro Sacconi e puntare al rafforzamento del lavoro dentro un a riconversione pubblica ed ambientale dell'economia. L'autunno è cominciato, ricostruiamo nelle lotte con i lavoratori e le lavoratrici l'utilità sociale del nostro partito e il senso e l'orgoglio della nostra militanza comunista. Condividi