Imponente operazione condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Perugia che ha interessato il capoluogo umbro ed altre città d’Italia.
Da qualche mese infatti le Fiamme Gialle erano sulle tracce di un campano, di 46 anni, residente in provincia di Siena ma operante nel perugino e dedito alla vendita di capi di abbigliamento recanti i marchi contraffatti di note griffe nazionali ed estere.
Proprio seguendo i suoi spostamenti i finanzieri hanno messo le mani su di una ramificata organizzazione criminale, composta da altre 28 persone, quasi tutte con precedenti specifici, che a vario titolo e con compiti diversi si occupavano dell’approvvigionamento e della successiva commercializzazione dei prodotti illegali.
Passo dopo passo i finanzieri hanno ricostruito i compiti e le responsabilità di tutte le persone coinvolte attribuendo al principale indagato precise responsabilità penali quale “fornitore” di capi di abbigliamento e di articoli di telefonia illegali, per decine di esercizi commerciali e di privati cittadini delle province di Perugia, Terni, Rieti, Siena e Lecce.
Come avviene normalmente per ogni impresa commerciale che si rispetti anche nel campo dell’illecito, come in questo caso, il quarantenne campano si avvaleva dell’opera di due collaboratori di origine magrebina, due “sub-agenti” per così dire, che avevano il compito di “piazzare” i prodotti nelle province del Nord Est, in particolare a Vicenza, Venezia e Brescia.
Per evitare di incappare nel possibili controlli da parte delle Forze dell’Ordine l’organizzazione si premurava di far visionare preventivamente ai consapevoli clienti dei veri e propri “campionari”, con tanto di foto, degli “articoli commercializzati”.
Dopo che erano state perfezionate le ordinazioni i prodotti venivano recapitati, in tutta sicurezza, tramite ignari corrieri, direttamente al “domicilio” dei richiedenti.
Ma i sotterfugi utilizzati non sono serviti per sfuggine ai controlli delle Fiamme Gialle ed è così che l’illecito traffico è stato smantellato con un blitz in piena regola che ha interessato sei regioni d’Italia (Umbria, Toscana, Lazio, Puglia, Lombardia, Veneto) ed ha impegnato oltre cento finanzieri.
Alla fine delle perquisizioni, disposte dal dott. Claudio Cicchella, i militari hanno sequestrato 9197 articoli illecitamente riprodotti, tra capi di abbigliamento, calzature, borse, orologi e telefoni cellulari di ultima generazione, che erano in procinto di essere immessi sul mercato per un valore di oltre 250.000 Euro.
Per cinque delle ventinove persone denunciate è scattata l’accusa di associazione a delinquere.
Tra i deferiti all’Autorità Giudiziaria vi sono anche dieci residenti nella Provincia di Perugia.
Sei sono invece i negozi della Provincia coinvolti su cui incombe ora il rischio di una forte sanzione, fino a un milione di euro, e Ia confisca amministrativa del negozio.
Al vaglio degli inquirenti anche le posizioni fiscali delle persone denunciate e delle società implicate.
La Guardia di Finanza fa sapere che le norme contro il “falso” sono state ulteriormente inasprite a seguito dell’entrata in vigore della legge nn. 99 del 23 luglio 2009— c.d. legge a tutela del made in Italy— per cui, come noto, anche l’acquirente di prodotti contraffatti, rischia una sanzione fino a 7000 euro
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