''Gli operai sono tutti uguali e non possono quindi avere salari diversi''. La pensa così Massimo Merlo, operaio della Innse di Milano che, per protestare contro lo smantellamento della fabbrica, è salito con tre colleghi e un funzionario Fiom su una gru a oltre dieci metri d'altezza, dove è rimasto per quasi 8 giorni, fino all'accordo di salvataggio raggiunto.
L'operaio commenta la posizione del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, di differenziare i salari azienda per azienda, che trova d'accordo anche il segretario generale del Cisl Raffaele Bonanni, e spiega: ''E' una mossa per far sparire i sindacati. Che senso avrebbero, infatti, se a trattare rimanessero i lavoratori sparsi per il Paese e i singoli imprenditori?''.
Sul banco di prova autunnale - ha spiegato il ministro - ci saranno, tra gli altri, proprio i contratti degli operai metalmeccanici, 'tute blu' come i lavoratori della Innse. Merlo ha una sua idea: ''Far prevalere i contratti di secondo livello, azienda per azienda o territorio per territorio, significa fregarsene definitivamente della sicurezza sul lavoro, che viene garantita dal contratto e dalle leggi nazionali''. Se lavori, chiarisce Merlo, ''non lo fai solo per i soldi, ma anche per darti da fare, in un ambiente dove non si può però rischiare la vita''. Gli operai, prosegue, ''sono tutti uguali, da Nord a Sud e non possono esistere operai che guadagnano di più e altri che prendono meno''. E se il costo della vita è diverso da città a città? ''Spetta allo Stato intervenire a quel punto per calmierare i prezzi''. Legare i salari alle singole aziende, conclude l'operaio Innse, ''significa legarli alla tendenza
degli imprenditori di oggi di fare quello che vogliono''.
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