La Nazione, giornale una volta della Perugia moderata e benpensante, oggi ridotto ad organo ufficiale del Pdl, ieri, domenica 23 agosto, se n’è uscito con un editoriale, a firma di Pier Paolo Ciuffi, dal titolo “Se la politica è proletar-chic”.
Uno scritto un po’ banalotto, zeppo di luoghi comuni cari al becero qualunquismo di destra e ad una certa antipolitica
La Nazione, alla fine dei giochi, ha da sempre lisciato il pelo alla destra democristiana di Perugia clericale e contraddistinta da uno spiccato fervore anticomunista, ma restava comunque il più autorevole ed attendibile organo di informazione perugino non temendo alcuna concorrenza significativa. Con l'avvento di altre imprese editoriali,
in primis il Corriere dell'Umbria, e poi con la concorrenza sul suo stesso bacino di lettori de Il Giornale dell'Umbria, si è andata sempre più estremizzando fino ad appiattirsi prima su Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC e ora prevalentemente sulle posizioni del Pdl.
Addirittura, da Firenze, è stato inviato a
rinvigorire le pagine locali, un ottimo giornalista con il mandato di guidare la campagna elettorale di Sbrenna contro Boccali, dettando temi, tempi, argomenti ad un acefalo Pdl, anche attraverso locandine disseminate sul territorio perugino che erano veri e propri manifesti elettorali, disequilibrando gli strumenti e i mezzi della propaganda politica tra i due principali schieramenti in lotta. I risultati sono, ancora una volta, sotto gli occhi di tutti, il giornale fiorentino ha di nuovo perso le elezioni, così come continua a perdere credibilità e lettori.
Fin qui niente di nuovo sotto il cielo, sono noti i potentati economici, finanziari, industriali ed editoriali che controllano il sistema informativo di questo paese (scivolato al 48° posto nella graduatoria mondiale in quanto a libertà di stampa), compreso il settore della stampa locale.
L'editoriale di Ciuffi però rompe ogni possibile alibi di equilibrio ed equidistanza, di oggettività dei fatti, dei diritti del lettore ad essere informato, poiché sferra un attacco a freddo a Rifondazione Comunista, sproporzionato se confrontato con altre vicende oggi sul tappeto e che interessano maggiormente i lettori: la cauzione di Umbra Acque, il disastro di Bettona e Marsciano, la lotta feroce tutta interna al Pdl sulla legge elettorale regionale, la crisi economica che attanaglia migliaia di lavoratori sul territorio ecc. Ma quello che più stupisce è la strumentalità e la infondatezza di quanto affermato dall'editoriale che poggia su presupposti inesistenti.
L'attacco parte dal fatto che l'assessore Roberto Ciccone (Prc) avrebbe addirittura due segretari invece che uno come tutti gli altri assessori della Giunta Boccali. Non è vero. Come si replica ad una balla così? Dicendo che non è vero e sfidando la Nazione a dimostrare il contrario.
Ma da dove nascono i reiterati attacchi che ultimamente La Nazione rivolge all'assessore Ciccone? Principalmente, ma non solo, dalle informazione che un’assessora passa al giornalista Michele Nucci e specificatamente giovedì passato, 20 agosto, attorno a mezzogiorno, al Caffè di Perugia, allorché, al termine della consueta seduta di Giunta, la suddetta amministratrice è stata sentita dire: “a Ciccone gli facciamo un culo così”.
I due sprovvedutelli non sapevano che stavano parlando a fianco di un amico della redazione di Umbrialeft pronto a testimoniare questo fatto.
L’assessora è semplicemente rancorosa perché le deleghe al personale sono state affidate a Ciccone e soprattutto perchè stanno venendo a galla alcune perle della sua gestione che Umbrialeft non tarderà a comunicare ai propri lettori.
Sicuramente altro assessore informatore, è quello potente del PD che ha ritenuto un atto di “lesa maestà” nei suoi confronti il fatto che Ciccone abbia espresso la sua contrarietà all'installazione di quelle oscene e volgari vacche gonfiabili nel pascolo di Piazza Italia per la discussa kermesse di Eurochocolate. Da quel momento gliel'ha giurata e giù con artificiose e malevoli ricostruzioni confidate ad alcuni giornalisti, tutte volte a mettere in cattiva luce l'assessore rifondarolo.
Altro affondo è stato rivolto all'assessore del Prc alla Provincia di Perugia, Giuliano Granocchia, che non avrebbe rinunciato all'auto blu! Questa è bella per davvero, perché vuol dire che alla Nazione non sanno che in Provincia gli assessori non hanno diritto all'auto blu, ma possono, esclusivamente però per ragioni di ufficio, utilizzare “le auto di servizio” messe a loro disposizione dall’Ente.
Forse che quando debbono muoversi per il loro “lavoro” gli assessori provinciali, dovrebbero girare con l'auto propria oppure in FCU? Ai colleghi de la Nazione ricordiamo che ci sono certi assessorati che non possono stare che sul posto, da Norcia a S. Giustino e via discorrendo: come ci dovrebbero arrivare? Non volando, speriamo.
Principalmente da questi due non fatti, la segreteria doppia in Comune e l’utilizzo delle auto blu in Provincia, muove un tentativo abbastanza maldestro di “sputtanamento” degli amministratori di Rifondazione Comunista e della Sinistra nel suo complesso, una Sinistra che non è più quella di una volta... Mossa velenosissima perché mette in discussione l'integrità morale dei comunisti di Perugia, associandoli a possessori di fuoribordo e a indossatori di cachemire.
Per la precisione vorremo solo ricordare che in barca ci va semmai D'Alema (PD), mentre Ferrero è uno scalatore di montagna, così come il cachemire lo indossa Bertinotti (Sinistra e Libertà) e che Ferrero, operaio della Fiat, non lo ha visto nemmeno in vetrina!
Il fatto è che troppe penne di terz'ordine si annidano ormai in alcune redazioni con il solo fine di mantenere, o assurgere, ai privilegi riservati a pochi iscritti di una potente casta che parla solo delle altre caste e mai di se stessa, mentre Perugia si meriterebbe, veramente un'informazione diversa e qualche giornalista onesto in più; di quelli che non hanno perso il gusto di svolgere una professione bella ed importante per la democrazia.
Cosa assai diversa da chi, piegandosi quotidianamente agli ordini di scuderia, si guadagna di diritto l’iscrizione all’ordine dei pennivendoli.
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