ROMA - Autunno duro, per un Paese "in ginocchio", che rischia di perdere fino ad un milione di posti di lavoro entro la prima metà del 2010. L'ottimismo, seppure cauto, sull'avvio della ripresa economica, indicato dai governatori delle banche centrali riuniti a Jackson Hole, in Wyoming, per il simposio organizzato dalla Fed di Kansas City, non convince i sindacati e trova cauto anche il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli ("ci aspettano mesi difficili").
La Cgil parla di situazione "grave" e chiede all'esecutivo l'apertura, subito dopo le ferie, del tavolo anticrisi, per dare sostegno ad occupazione, redditi e investimenti, e invita le altre due organizzazioni confederali a ricostruire l'unità "per incalzare più efficacemente il governo". Cisl e Uil, nelle parole dei segretari generali Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, si mostrano d'accordo nel sostenere che la ripresa non è facile e che le imprese sono "stremate". Anche l'Ugl richiama alla cautela. "La dinamica negativa del Pil, con un -6% nel 2009, ed il passaggio del tasso di disoccupazione dal 6,3% al 9,4% quest'anno ed al 10,3% nel 2010 comporta tra gli 800mila ed un milione di posti di lavoro a rischio sino alla metà dell'anno prossimo", ha indicato il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, sulla base delle stime dell'Ires, l'istituto di ricerche economiche che fa capo al sindacato.
L'autunno sarà "pesante", ha aggiunto. Di certo, per Bonanni, "occorre fare tutti gli sforzi ancora e più di prima perché, anche in presenza di qualche segnale positivo, ci possono essere colpi di coda di una crisi ancora minacciosa. Le aziende sono stremate. E' un anno e mezzo che tirano avanti, non licenziano, sono sotto-capitalizzate e con poche commesse". All'angolo, dunque, c'é la minaccia della perdita di posti di lavoro, ha evidenziato il numero uno del sindacato di Via Po, che per questo ha sollecitato "un summit" tra tutte le parti e chiesto, tra l'altro, "la detassazione del salario di produttività. Anzi - ha detto - chiediamo tasse zero sul secondo livello". "Siamo in ginocchio e non sarà facile tornare ai livelli di prima", ha sostenuto Angeletti, condividendo la lettura sulla "fine del peggioramento delle condizioni economiche", ma che, intanto, ha segnato il Paese. "C'é il problema delle imprese, dove la caduta del fatturato ha già fatto perdere il 30-40% dei ricavi; c'é molta gente in cassa integrazione: bisogna impedire che si trasformi in licenziamenti".
A chiedere "ancora molta cautela" è anche il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini: "L'allarme occupazione non può dirsi ancora superato e l'autunno sarà un banco di prova importante per molte imprese", ha detto parlando di "paralisi del mercato interno" e chiedendo al governo anche di aiutare i redditi. Cauto anche il mondo imprenditoriale, con il dg di Confindustria Galli che sottolinea come "pur in presenza di timidi segnali di ripresa dell'attività economica ci vorrà tempo per tornare ai livelli pre-crisi". Se da una parte, riconosce Galli, "si stanno attenuando le difficoltà, che comunque rimangono molto grandi dal punto di vista occupazionale e di tenuta delle imprese, dall'altro vediamo all'orizzonte grandi rischi. E' una situazione in cui molte imprese si troveranno in gravissime difficoltà anche a mantenere, purtroppo, i livelli di occupazione".
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