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L’iniziativa di Umbra Acque di far pagare ai cittadini un deposito cauzionale pari a 100mc di acqua a coloro che pagano la tariffa tramite bollettino postale, è un’azione vessatoria che mira esclusivamente a fare cassa dato che la Legge Galli del 1994 già prevede, e dovrebbe prevederlo anche il piano tariffario di Umbra Acque, che una parte della bolletta vada a coprire eventuali perdite d’esercizio dovute anche a mancati pagamenti. Siamo di fronte a un atto di arroganza senza precedenti, aggravato dal fatto che Umbra Acque è una società a maggioranza pubblica (60%) e che quindi dovrebbe avere nei suoi scopi il bene pubblico. I perugini, come tutti i cittadini italiani, hanno sperimentato con la privatizzazione dell’acqua pesanti rincari del servizio, a fronte di miglioramenti qualitativi inesistenti, o impercettibili, o del tutto inadeguati rispetto ai propri bisogni. In una fase nella quale la crisi economica non sembra cessare, il deposito cauzionale andrà a colpire le fasce più deboli della popolazione: saranno infatti gli anziani, i precari, i disoccupati e coloro che non possono attivare e mantenere un conto corrente bancario a pagare una scelta a dir poco oppressiva e persecutoria. Il Comune di Perugia e il Sindaco Boccali possono fare molto: infatti la quota di maggioranza di Umbra Acque è detenuta dal Comune di Perugia con il 33,33%. Un nostro Ordine del Giorno chiederà non solo spiegazioni in merito ma un impegno concreto affinché l’azienda cancelli il deposito cauzionale e che l’amministrazione comunale assuma finalmente un ruolo guida nelle decisioni di Umbra Acque, andando incontro ai bisogni e alle esigenze dei cittadini, abbandonando logiche meramente aziendali e di mercato, poiché l’acqua è un bene pubblico e primario che va garantito a tutti. Emiliano Pampanelli, Capogruppo del PRC al Comune di Perugia Condividi