di Nicola Bossi
I giovani umbri, quelli under 35, sono abbandonati a se stessi. Chi emerge in piccole imprese o cavalcando quelle storiche sono solo quelli che hanno un padre o una famiglia nella professione o nell'industria. Volti nuovi di questi tempi di crisi in Umbria non ce ne sono. Nonostate oltre 52mila giovani in Italia negli ultimi due anni hanno provato ad inventarsi un mestiere e uno stipendio.
Giovani abbandonati a se stessi per grandissima parte: le agevolazioni regionali sono racchiuse in pochi bandi annuali comese questo risolvesse il problema. Nei fondi anti-crisi regionali e nazionali non c'è nessuna politica tesa ad incentivare la nascita di imprese, cooperative e altro. Si sostiene l'esistente. Non c'è più il prestito d'onore, non ci sono sgravi fiscali regionali e comunali, non ci sono terreni demaniali messi a disposizione a basso costo. Non ci sono borse di studio extra Ateneo e famiglie di privati per la ricerca.
Ma soprattutto non c'e nessun accordo, in Umbria, tra enti pubblici e enti bancari per finanziare - con fidejussioni pubbliche - magari i migliori 20 progetti annuali proposti da giovani per una nuova impresa. Le banche non danno soldi a chi non ha garanzie ma solo idee. E perchè un figlio deve rischiare di far perdere la casa del genitore per una sua sfida? La fiducia nella politica si riconquista anche con questi interventi.
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