PERUGIA - Non cessa, nemmeno in Umbria il dibattito sulla sentenza del Tar del Lazio che marginalizza il ruolo degli insegnanti di religione cattolica in sede di scrutinio. ''Nessuna discriminazione verso gli insegnanti di religione, ma la fede non puo' essere oggetto di valutazione scolastica, soprattutto se si insegna una sola religione in un Paese sempre piu' multietnico''. Questa l'opinione di Gianluca Rossi, capogruppo del Partito democratico alla Regione Umbria.''L'attribuzione di un credito formativo - spiega Rossi - non puo' dipendere da un scelta di carattere religioso dei singoli studenti o dei loro genitori: si tratta di una discriminazione a tutti gli effetti, soprattutto alla luce del fatto che lo Stato italiano non assicura la possibilita' per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni''. Rossi e' critico anche rispetto alla serie di reazioni innescate dalla sentenza nell'ala piu' cattolica del Partito democratico. ''I cosiddetti esponenti teodem - sottolinea - prendono l'ennesimo abbaglio collettivo nell'inseguire le posizioni settarie e faziose del ministro Gelmini, confondendo i contenuti del concordato tra Stato e Chiesa con il postulato costituzionale dell'assoluta liberta' di coscienza nelle questioni religiose''. Prende invece decisamente posizione contro la sentenza in questione il consigliere regionale Armando Fronduti (FI-Pdl) per il quale ''la religione cattolica esprime da sempre un patrimonio di storia, di valori e di tradizioni, cosi' importante da essere ancor di piu' riconosciuta e tutelata". Non conteno di ciò, Fronduti si spinge ancora più oltre affermando addirittura che è "il momento di rendere obbligatoria l'ora di religione in tutte le scuole, come ha detto il filosofo Massimo Cacciari''. Per il congigliere berlusconiano, inoltre, la sentenza ''discrimina quasi 7 milioni di studenti che nell'anno scolastico 2008-09 hanno scelto l'insegnamento della religione cattolica come materia scolastica e tutti quei docenti che, avendo superato un concorso, verrebbero considerati d'ora in poi di serie B''. Evidentemente Fronduti non è al corrente che gli insegnanti di religione non hanno sostenuto alcun concorso, bensì sono stati nominati a tale ruolo per giudizio insindacabile dei loro vescovi, quindi sono insegnanti di "serie B" per "peccato originale". Ma tant'è, per il consigliere Pdl, che si trincea dietro il fatto che in Italia, nelle scuole di ogni ordine e grado, si avvale dell'ora di religione il 92 per cento degli studenti, mentre in Umbria sceglie di rinunciare solo il 7,5 Fronduti afferma, ''Nel nostro Paese oggi vi e' piena liberta' di scegliere se frequentare o meno l'insegnamento della religione. Per questo non si comprende il motivo che spinge qualcuno a voler limitare questa liberta'. I principi cattolici che sono patrimonio di ognuno di noi, laici e non, devono essere difesi da certe forme di laicita' intollerante che danneggia lo stesso principio di laicita' dello Stato cercando di impedire la libera scelta degli studenti e delle famiglie''. Per Fronduti, infine, che afferma di condividere pienamente l'intendimento del ministro Maria Stella Gelmini di ricorrere al Consiglio di Stato, ''e' incomprensibile che tra tutte le attivita' che danno diritto a crediti formativi, solo la religione cattolica non dovrebbe contribuire alla valutazione complessiva dell'alunno, sancendo di fatto il principio per cui una minoranza del 7 per cento possa imporre scelte diverse al restante 93 per cento delle famiglie italiane''. Condividi