La CEI ordina e la Gelmini obbedisce! Si può cosi sintetizzare la decisione del ministro di ricorrere avverso la sentenza del Lazio che esclude la religione dalla rosa delle materie da cui scaturiscono i giudizi sugli allievi.
Scontate le reazioni dei vescovi italiani che si sono scagliati contro la decisione del TAR, gridando allo scandalo, per una sentenza che ribadisce, in sostanza, il principio della laicità dello Stato contro i rischi di una confessione dominante rispetto alle altre.
Siamo purtroppo abituati agli attacchi mossi dalla “Vandea” nostrana ogni qualvolta interviene una sentenza a ribadire i principi cardine del nostro ordinamento. Le costanti pressioni per determinare il legislatore a leggi sempre più confessionali non basta evidentemente e quando la magistratura interviene per riportare le norme sui binari della Costituzione siamo costretti ad assistere al bailame delle dichiarazioni infuocate della stampa delle gerarchie vaticane.
Ora purtroppo registriamo l’inaccettabile atteggiamento del Ministro Gelmini che scatta sull’attenti per eseguire puntualmente gli ordini della CEI, annunciando il ricorso al Consiglio di Stato.
Una scelta inconciliabile per un Paese che si dichiara aconfessionale e che ha nella laicità l’architrave portante delle libertà individuali e sociali.
Dispiace particolarmente che invece dal PD, che aspira a diventare il maggior partito di sinistra in Italia, provengano o silenzi o prese di posizione a sostegno del ministro, una constatazione che la dice lunga sulla crisi e sulla involuzione del quadro politico italiano con le pesanti ripercussioni sulle istituzioni repubblicane a cui stiamo assistendo.
Stefano Vinti
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